Abusi edilizi nello stabilimento Bahia del Sol? Arrivano nove assoluzioni al termine del processo

Al centro dell’inchiesta era finita la realizzazione di un’imponente pedana in legno, di circa 650 metri quadrati

Si conclude con l’assoluzione di tutti gli imputati, il processo sui presunti abusi edilizi nello stabilimento balneare “Bahia del Sol” di Torre Lapillo.

La sentenza è stata emessa dai giudici della seconda sezione collegiale (presidente Pietro Baffa), nella giornata di ieri, presso l’aula bunker di Borgo San Nicola. Il collegio giudicante ha assolto con formula piena, “perché il fatto non sussiste”: Stefania Mangialardo, 43enne legale rappresentante della società che gestisce lo stabilimento balneare e il fratello Luca Giuseppe Mangialardo, 48enne, socio e gestore di fatto (entrambi di Copertino); Fabio Martina, 51 anni di Leverano, titolare della ditta “Art Legno”, esecutrice dei lavori; Luigi Verardi, 54 anni di Racale, direttore dei lavori; Rosato Vantaggiato, 68 anni, di Porto Cesareo, tecnico progettista; Paolo Stefanelli, 66 anni, di Lecce, nelle vesti di dirigente del settore IX dell’Ufficio Tecnico del Comune di Porto Cesareo. Infine, Fabrizio De Pace, 45 anni, di Porto Cesareo e Pietro Viva, 46enne, di Porto Cesareo, entrambi in qualità di tecnico istruttore del Comune; l’architetto Augusto Ressa, 69 anni di Taranto, all’epoca dei fatti, direttore dell’ufficio operativo della Soprintendenza di Taranto, nonché responsabile del procedimento.

In una scorsa udienza, il pm Massimiliano Carducci ha chiesto la condanna dei proprietari del lido, del progettista, del direttore dei lavori e del titolare dell’impresa esecutrice, invocando invece l’assoluzione per i funzionari comunali e per l’allora direttore dell’ufficio operativo della Soprintendenza di Taranto che ha rilasciato il parere favorevole.

I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il 2015 ed il 2018.

I nove imputati rispondevano del reato di abusivismo edilizio. Al centro dell’inchiesta condotta dal pubblico ministero Paola Guglielmi, era finita la realizzazione di un’imponente pedana in legno, di circa 650 metri quadrati, installata direttamente sul cordone dunale, destinata ad uso solarium e relax, con posa dei tavoli per la ristorazione. Ciò sarebbe avvenuto, secondo l’accusa, in assenza del permesso di costruire e del nulla osta delle autorità preposte al vincolo. Inoltre, Stefanelli, De Pace e Viva, erano accusati di abuso d’ufficio e falsità ideologica in atto pubblico. I tre avrebbero rilasciato sistematicamente assensi illegittimi, poiché in violazione degli strumenti urbanistici.

Tali ipotesi accusatorie sono cadute al termine del processo.

Stefania e Giuseppe Mangialardo, Rosato Vantaggiato e Luigi Verardi, rispondevano anche di invasione di terreni, ma anche per questa accusa è arrivata l’assoluzione, perché il fatto non costituisce reato. La Procura riteneva che avrebbero occupato arbitrariamente un’area demaniale, per la realizzazione di un parcheggio a servizio della struttura.

Nel collegio difensivo compaiono l’avvocato Antonio Quinto, per conto dell’ingegnere Paolo Stefanelli; gli avvocati Antonio Scalcione e Cosimo D’Agostino per il geometra Fabrizio De Pace; l’avvocato Addolorata Flores per il geometra Pietro Viva; gli avvocati Viola Messa e Antonio Romanello per il progettista Rosato Vantaggiato; gli avvocati Angelo Vantaggiato, Giuseppe Romano, Pierluigi Portaluri e Giulio De Simone per i proprietari, il direttore dei lavori e l’impresa esecutrice; l’avvocato Eligio Curci per l’architetto Augusto Ressa.

 



In questo articolo: