Arriva la condanna per i due giovani nigeriani accusati di avere aggredito e sequestrato una connazionale che li aveva ripresi con lo smartphone mentre picchiavano un’amica.
Il gup Edoardo D’Ambrosio, al termine del processo con rito abbreviato (consente lo sconto di pena di un terzo), ha inflitto la pena di 4 anni e 4 mesi a ciascuno e 1.800 euro di multa, per D.I. e U.P., entrambi 31enni, residenti rispettivamente a Galatina e Lecce. In precedenza, la Pubblica Accusa aveva invocato la condanna a 6 anni ed a 4 anni e 6 mesi.
Il giudice ha disposto anche il risarcimento in separata sede, in favore delle vittime che si erano costituite parte civile.
Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Francesco Maria De Giorgi e Giulio Bray, i quali una volta depositate le motivazioni proporranno ricorso in Appello.
I due nigeriani si trovano sempre in carcere dopo l’arresto del marzo scorso.
Tutto prende il via presso una casa di accoglienza della provincia di Lecce in cui, alloggiava una ragazza nigeriana. La donna, raggiunta dai due connazionali D.I. e U.P. all’esterno della struttura, ha subito una furiosa aggressione per non aver ricambiato l’interesse che uno dei due nutriva nei suoi confronti e quindi, è stata colpita violentemente al volto mentre l’altro, incurante delle lacrime, le ha tolto il telefono cellulare.
Un’amica della vittima, anch’ella cittadina nigeriana e ospite della stessa struttura, è stata attirata dalle urla e, uscita all’esterno, ha ripreso la scena con lo smartphone. Uno dei due, le ha strappato di mano il cellulare e l’altro uomo l’ha spinta in macchina, costringendola, anche con minacce di morte, a raggiungere Lecce. Durante il tragitto verso il capoluogo, la cittadina nigeriana è stata letteralmente terrorizzata dai suoi concittadini, le cui continue minacce si sono fatte sempre più feroci: “Ti ammazziamo e ti facciamo a pezzetti”, avrebbero urlato al suo indirizzo.
Una volta giunti a Lecce, la donna è riuscita ad aprire lo sportello e a darsi alla fuga, inseguita dai connazionali. Le urla e le richieste d’aiuto sono state sentite da due agenti della Digos che, liberi dal servizio, si trovavano in un bar nei paraggi. In quel frangente, è sopraggiunto un terzo cittadino nigeriano, amico della donna, che ha fatto da interprete ai due poliziotti. Sono intervenute anche due pattuglie della Sezione Volanti, che dopo aver ricostruito i fatti, hanno identificato i protagonisti della rapina e del sequestro di persona. Condotti, poi, in carcere come disposto dal pm Alberto Santacatterina.