Pedina, minaccia e violenta la sua ex: imprenditore condannato a 7 anni

L’uomo avrebbe perseguitato la sua ex, nel tentativo di costringerla a tornare con lui. In due casi, le minacce sono diventate violenze sessuali. La vittima si è costituita parte civile nel processo.

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Una torbida vicenda di pedinamenti e minacce, culminata con due episodi di molestie sessuali, si conclude con la condanna dell’ex fidanzato. Il collegio della prima sezione penale (Presidente Francesca Mariano, a latere Sergio Tosi ed Alessandra Sermarini), ha inflitto una pena di 7 anni per Giuseppe Pisano, imprenditore 54enne originario di Galatina, ma residente a Lecce.

I giudici hanno disposto anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dalla curatela e l’amministrazione di sostegno. Non solo, anche il pagamento di una provvisionale 25mila euro in favore della vittima, una 35enne di Lecce.

Il pubblico ministero Maria Vallefuoco aveva invocato una condanna a 6 anni, con le accuse di stalking, violenza sessuale aggravata e continuata e violazione di domicilio. I difensori dell’imputato, gli avvocati Luigi Rella e Luigi Vetere, hanno invece chiesto l’assoluzione del proprio assistito. La vittima si era costituita parte civile con l’avvocato Stefania Mercaldi, in rappresentanza del Centro Antiviolenza “Renata Fonte”.

I fatti

In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, dopo la denuncia della donna, l’imputato avrebbe perseguitato la sua ex, attraverso svariate telefonate e pedinamenti. Poi, nel febbraio del 2015, l’avrebbe molestata sessualmente in due occasioni. Il giorno 16, si sarebbe introdotto in casa e dopo aver tentato una riappacificazione, l’avrebbe spinta in camera da letto. Qui avrebbe iniziato a baciarla ed a spogliarla. Infine, l’avrebbe costretta ad assistere ad un atto di autoerotismo.

Una settimana dopo, si sarebbe appostato nei pressi dell’abitazione della ex e sorprendendola alle spalle, sarebbe entrato a casa. Qui, dopo aver cercato di convincerla a tornare insieme a lui, l’avrebbe prima spinta sul divano e poi sul letto, palpeggiandola nelle parti intime. La vittima è riuscita a “calmarlo” con il pretesto di un incontro serale chiarificatore. In realtà, la donna si sarebbe recata prima in Ospedale poi in Questura per sporgere denuncia.



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