“La creazione di un accesso al mare era solo un pretesto”. Le motivazioni del Riesame sul sequestro del “Twiga”

Nelle 22 pagine di ordinanza, il giudice estensore Antonio Gatto “rigetta” le “doglianze” della difesa e illustra le ragioni con cui viene confermato il sequestro “bis” per il Twiga Beach Club di Otranto.

“La creazione di un “accesso al mare” costituiva semplicemente il pretesto per realizzare il vero obiettivo, cioè l’edificazione di un vero e proprio stabilimento balneare altrimenti non consentito”.

È uno dei passaggi cruciali delle motivazioni dell’ordinanza del Tribunale del Riesame (Presidente Maria Pia Verderosa, relatore Antonio Gatto, a latere Anna Paola Capano) con cui viene rigettato il ricorso della difesa e confermato il sequestro “bis” per il Twiga Beach Club di Otranto.

In sostanza, il progetto assentito e in larga parte realizzato si compone, in violazione dello strumento urbanistico, di due distinte e separate opere: da un lato, vi è il percorso di accesso al mare (per il pubblico); dall’altro, vi è una struttura turistico-ricettiva di considerevoli dimensioni (ad accesso riservato). Inoltre, viene quantificato il “costo” del mastodontico progetto che raggiungerebbe un ammontare complessivo superiore a 2 milioni di euro.

Nelle 22 pagine del provvedimento, il giudice estensore Antonio Gatto analizza e “rigetta” le “doglianze” della difesa che in sede di discussione ha sostenuto che: il GIP avrebbe erroneamente sindacato la legittimità dei provvedimenti amministrativi autorizzativi rilasciati dalla P.A. alla società Cerra S.r.l., non macroscopicamente illegittimi e che le indicazioni relative agli “accessi al mare” previste dal PRG andrebbero intese quali “regole d’uso del territorio”.

Non solo, nelle motivazioni della sentenza, viene “puntato il dito” contro l’amministrazione comunale di Otranto, sottolineando la falsità delle dichiarazioni contenute nella Relazione tecnica del luglio 2015, allegata all’istanza di permesso di costruire presentata il 10/8/2015.

Si legge che “L’intervento si sviluppa interamente su aree private senza prevedere la richiesta e occupazione di aree del demanio marittimo che restano alla libera fruizione”.

Il Riesame invece ritiene che “le aree del demanio marittimo contigue ai terreni privati oggetto di intervento, non erano affatto in “libera fruizione”, ma anzi sottoposte a divieto assoluto di balneazione.”

Continua il giudice estensore, affermando che “l’istanza di dissequestro formulata dall’Assessore del Comune di Otranto fa comprendere, in maniera assolutamente evidente, come ….ogni vantaggio del negozio giuridico era strettamente riservato alla parte privata (la società Cerra S.r.l., appunto) che, in tal modo, acquisiva (o, meglio, mirava ad acquisire) la legittimazione alla realizzazione delle opere previste per gli “accessi al mare”….“gonfiate” poi a tal punto da assumere i connotati di un vero e proprio “stabilimento balneare”.

Infine, il Riesame cita le considerazioni sviluppate dalla Soprintendenza leccese, che sottolinea la radicale “sproporzione” tra l’intervento assentito, in larga parte già realizzato, e le strutture e attrezzature (di minimo impatto urbanistico e paesaggistico) previste per la realizzazione di semplici “accessi al mare” .

Il sequestro preventivo

Occorre ricordare che nelle settimane scorse, erano stati apposti per la seconda volta, i sigilli allo stabilimento balneare extra-lusso a due passi dalla Grotta Monaca. I carabinieri dell’ex Corpo Forestale dello Stato, guidati dal capitano Antonio Arnò, avevano eseguito il provvedimento di sequestro preventivo, convalidato in precedenza dal gip Michele Toriello, su richiesta del sostituto procuratore Antonio Negro.

Sono state iscritte nel registro degli indagati quattro persone, per violazioni in materia di “abusi edilizi in zona soggetta a vincolo paesaggistico e occupazione abusiva del demanio marittimo”. Si tratta di: Mimmo De Santis, Presidente della società Cerra che sta realizzando l’opera; l’ingegnere progettista responsabile dei lavori, Pierpaolo Cariddi, nuovo Sindaco di Otranto; i funzionari del Comune di Otranto, Emanuele Maggiulli e Giuseppe Tondo. Il “primo cittadino” e i due funzionari rispondono anche dell’accusa di falso ideologico. Sono assititi dagli avvocati Adriano Tolomeo, Antonio De Mauro, Andrea Sticchi Damiani, Antonio Quinto, Giulio De Simone.



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