Detenuto muore nel carcere di Trani, il Sappe

Il figlio di Pippi Durante, omicida di Renata Fonte, muore nel carcere di Trani dove era detenuto, per una grave patologia. La Procura della Repubblica apre un’inchiesta, la famiglia della vittima chiede giustizia, i poliziotti penitenziari difendono il proprio operato.

Il 31 dicembre è stato trovato morto nella sua cella a Trani Gregorio Durante, un 34enne che soffriva da tempo di encefalite virale. Durante si trovava in carcere per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga e aveva da scontare in prigione ancora tre anni, dopo il suo arresto durante l’operazione Taurus.

Il caso ha fatto scoppiare il finimondo sia per la notizia in sé sia per i risvolti della vicenda. La vittima è il figlio di Pippi Durante, il killer di Renata Fonte, attualmente all’ergastolo. E già questo ha fatto parlare la stampa. I risvolti del tragico episodio, poi, sono anche altri. La famiglia tempo fa aveva chiesto la scarcerazione per incompatibilità delle condizioni di salute del giovane con il regime carcerario. Subito dopo il decesso, la madre del ragazzo ha fatto sapere alla stampa che probabilmente il figlio non è stato curato adeguatamente, infatti, l’uomo si trovava già sulla sedia a rotelle il 24 dicembre e nei giorni seguenti era stato messo in isolamento diurno perché i giudici hanno ritenuto fosse un caso di simulazione. Tant’è. In seguito alla denuncia dei parenti, la Procura di Trani ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo a carico di sconosciuti.

Subito si è parlato di morti sospette e il polverone mediatico è stato immediato. Il pensiero di morti è andato al caso di Stefano Cucchi, morto a 31 anni dopo 6 giorni di carcere. Ma il Sindacato Autonomo di Polizia penitenziaria non ci sta e rispedisce le accuse al mittente, scrivendo “Grande rispetto di fronte al dolore di una mamma che perde il proprio figlio, ma ciò non induca in condanne sommarie per accuse tutte da dimostrare, od accostamenti  ad altre tragedie che hanno  attraversato negli ultimi tempi nelle carceri pugliesi e nazionali”. Questo il commento del segretario nazionale del sindacato, Federico Pilagatti che prosegue “Come non ricordare la vicenda di Carlo Saturno per cui a seguito del  suo suicidio in carcere  vennero  avanzati dai familiari accuse molto gravi sui poliziotti penitenziari, si parlò addirittura di pestaggi che non sarebbero mai stati accertati dalla Magistratura Barese. Proprio per questo motivo attendiamo con serenità il lavoro della Procura di Trani che sulla vicenda ha aperto un inchiesta e che si spera, posso chiarire al più presto quanto realmente accaduto”.

“Quando muore una persona – scrive ancora Pilagatti –  in carcere è una sconfitta per tutti.
Sicuramente se ci saranno  responsabilità emergeranno, ed eventualmente chi ha sbagliato pagherà, ma il SAPPE, vuole affermare con forza, che i poliziotti penitenziari di Trani si sono sempre adoperati al fine di tutelare la salute del detenuto e di tutti i detenuti ristretti nel penitenziario, nonostante sia stato un caso molto difficile da trattare”.
Infatti, dal suo ingresso a Trani, proveniente dal carcere di Bari, il 34enne è stato affidato al reparto Infermeria e durante la sua permanenza ha avuto molte crisi, qualche volta anche alla presenza della famiglia. Gregorio Durante, inoltre, era stato anche ricoverato in ospedale, da dove era stato dimesso, dopo pochi giorni, ma sottoposto a Trattamento  Sanitario Obbligatorio proprio per una valutazione responsabile del suo stato clinico.

Durante le sue crisi – racconta ancora Pilagatti – Durante aveva quasi distrutto la propria cella, proprio per questo sarebbe stato allocato in altra stanza priva di suppellettili proprio a tutela della sua incolumità, considerato che per evitare che si facesse male, occorrevano più agenti per immobilizzarlo. Ci hanno detto che dovevano  trasferirlo presso strutture attrezzate in  altre carceri , ma il tragico epilogo ha evitato che ciò avvenisse”.

Insomma, il SAPPE chiede rispetto per tutti, a partire dalla famiglia, ma anche per i lavoratori della Polizia Penitenziaria di Trani “costretti a sobbarcarsi di compiti e problematiche che non sono quelle previste dalla legge – concludono dal Sindacato – Tutto ciò a causa di un sistema carcerario che fa acqua da tutte le parti ed ad una sanità che non riesce ad assicurare una assistenza adeguata alle necessità, nonostante i sacrifici delle operatori.