Condannati per aver imposto un compenso "ridotto" per i neo-assunti.
Il giudice Fabrizio Malagnino della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce ha accolto le richieste del Pubblico Ministero, chiedendo sette anni di reclusione (invece dei cinque richiesti dal Pm) per Marino De Robertis e cinque (considerando le attenuanti generiche) nei confronti di Loredana Mortella, proprietari fino al 2002 del pub "Wallace", situato nella centrale via dei Mocenigo (a ridosso di piazza Sant'Oronzo).
La vicenda s'intreccia con un'altra causa giudiziaria di cui fu protagonista De Robertis, il quale era già stato indagato per associazione mafiosa e riciclaggio, nell’ambito dell’operazione di Polizia “Helmas”; l'uomo fu sospettato di essere affiliato al clan di Giuseppe Lezzi (ucciso in Olanda nel 2001 ed il cui corpo non fu mai ritrovato). In seguito a questa circostanza, fu nominato un amministratore giudiziario per la gestione del "Wallace", che livellò i contratti in base alle norme; lo stipendio per le lavoratrici del locale venne alzato e De Robertis continuò a lavorare come “semplice dipendente". Secondo quanto denunciato da tre di esse, nel processo per tentata estorsione, quando venivano assunte dovevano accordarsi con De Robertis e la Mortella per una cifra più bassa, per cui l'accusa sostiene che la "differenza"con quanto regolamentato dall'amministratore giudiziario, dovevano restituirla ai due imputati, "pena" il licenziamento. Nel corso delle indagini, gli agenti sorpresero la Mortella, che doveva consegnare paghe tramite assegni non trasferibili, mentre riceveva "indietro" una parte del compenso dai dipendenti.
Gli avvocati Luigi Rella e Benedetto Scippa, difensori dei due imputati, hanno evidenziato che proprio la circostanza dell'amministrazione giudiziaria fece in modo che De Robertis e la Mortella non si potessero più ritenere i datori di lavoro delle dipendenti e che non avessero, dunque, alcuna facoltà di licenziarle.
Di Angelo Centonze
