Finto invalido per poter beneficiare di trattamenti pensionistici, grazie anche alla compiacenza di tre medici, della moglie e del nipote? Il pm Donatina Buffelli, questa mattina, ha invocato cinque richieste di condanna e un’assoluzione, dinanzi al gup Giovanni Gallo, nel processo con rito abbreviato.
Nello specifico la pubblica accusa ha chiesto: 1 anno ed 8 mesi per F.M., 77 anni, di Trepuzzi, e per la moglie A.A.D.V, 65 anni; 1 anno per F.G., 69 anni, di Novoli, medico fisiatra ed M.P., 63 anni, medico di base leccese; 6 mesi per S.P. 49 anni, di Lecce. Chiesta invece l’assoluzione per M.C., 52 anni, reumatologo di origini leccesi. I sei imputati rispondono a vario titolo ed in diversa misura dell’ipotesi di reato di truffa e tentata truffa ai danni dello Stato.
La sentenza è prevista per il 16 settembre, dopo la discussione degli avvocati.
Le indagini
Le indagini sono state condotte dagli uomini del Comando Provinciale di Lecce della Guardia di Finanza. Gli spostamenti di F. M. sono stati monitorati ed è risultato in grado di deambulare, guidare la macchina, fare la spesa e recarsi in edicola, al bar, senza necessità di alcun ausilio o accompagnatore. La Procura ha disposto il sequestro per equivalente di beni per un controvalore di oltre 25.000 euro nei confronti del “falso invalido”. Ciò a ristoro delle somme indebitamente percepite in danno non solo del sistema previdenziale dello Stato, ma anche delle cosiddette categorie protette. Il signore, fermo sulle proprie posizioni anche di fronte all’evidenza, ha continuato a sostenere la propria grave invalidità anche dopo aver visionato i filmati girati dai militari, dichiarando che, grazie all’uso di alcuni farmaci, poteva, sebbene in maniera temporanea, condurre una vita “normale”.
Secondo la tesi accusatoria, grazie ai certificati medici, l’anziano di Trepuzzi sarebbe riuscito a trarre in inganno ben tre commissioni mediche della Asl. Nello specifico: la “Commissione medica di prima istanza” che gli riconobbe l’invalidità e la necessità di assistenza continua, grazie ai certificati del medico curante e del fisiatra; la “Commissione medica superiore”, in virtù dei certificati del fisiatra e dello specialista in servizio a Pisa; la Commissione medica per l’accertamento dell’handicap che riconobbe all’uomo una patologia permanente, esonerando F.M. da ulteriori controlli.
Il “finto disabile” avrebbe così percepito oltre 24mila euro di indennità di accompagnamento, tra agosto del 2012 a luglio del 2016. E avrebbe ottenuto 64 giorni di permessi retribuiti in favore della moglie, dipendente pubblica. Infine, delle agevolazioni per l’acquisto di un’auto per disabili e due pass auto.
Gli imputati sono assistiti dagli avvocati: Silvio Verri, Francesco Fasano, Luigi Covella, Lilia Lucia Petrachi, Lucia Resta, Antonio De Mauro, Stefano De Francesco, Maurizio Memmo.