Finisce su una sedia a rotelle dopo gli interventi per l’ernia a Milano: condannati due medici

Il Tribunale del capoluogo lombardo ha condannato due medici del Reparto di Neurochirurgia della Clinica ‘Santa Rita’ di Milano, con l’accusa di lesioni personali colpose. La vittima, costituitasi parte civile, è una 48enne di San Cassiano.

Avrebbero contribuito per ‘colpa medica’ all'indebolimento permanente della colonna vertebrale di una donna di San Cassiano, costringendola alla sedia a rotelle e sono arrivate due condanne.
 
Il Tribunale di Milano ha inflitto una pena di 6 mesi nei confronti del 50enne C.A.T., primo operatore del Reparto di Neurochirurgia della Clinica "Santa Rita" di Milano e di 5 mesi per la 48enne P.P. , secondo operatore (nel primo intervento del 4 giugno 2008) con l'accusa di lesioni personali colpose.
 
Per entrambi, sono state escluse le circostanze aggravanti e disposta la sospensione condizionale della pena. Gli imputati sono difesi rispettivamente dagli avvocati Antoniofranco Todaro del Foro di Roma e Francesco Poggi del Foro di Milano.
 
Inoltre, la V sezione del Tribunale di Milano ha disposto il risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede e la rifusione delle spese processuali. 
 
La vittima, la 48enne E. S. di San Cassiano, si è costituita parte civile con l'avvocato Fabio Zeppola. Inoltre, il giudice ha disposto la trasmissione al pm degli atti relativi ‘alla riferita scomparsa del cd relativo alla risonanza effettuata sulla persona offesa’.
 
Invece, il Tribunale ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti della 43enne C.M. ( secondo operatore nell'intervento del 4 novembre 2008) per intervenuta prescrizione, difesa dall'avvocato Paolo Vinci del Foro di Milano e ha assolto la 38enne E.C. (secondo operatore nel terzo intervento del 25 novembre 2008) "per non aver commesso il fatto", difensore l'avvocato  Renato Mantovani.
 
Secondo l'ipotesi accusatoria sostenuta dal pubblico ministero Ferdinando Esposito, la vittima E. S. (40enne al momento dei fatti) venne sottoposta a ben tre interventi chirurgici per l'asportazione dell'ernia del disco. I quattro medici, riteneva il pm, per ‘negligenza, imperizia ed imprudenza’ le avrebbero cagionato un periodo di malattia superiore ai quaranta giorni e ‘l'indebolimento permanete dell'organo del sostegno assile e della locomozione.
 
Le colpe mediche sarebbero consistite, anzitutto, in una errata indicazione chirurgica di procedere all'intervento di "microdisectomia". Il secondo intervento, inoltre, sarebbe stato effettuato nonostante l'assenza di alcuna recidiva di ernia discale, nella paziente. Infine, i medici avrebbero disposto le dimissioni dalla clinica dopo appena tre giorni dall'intervento. Infine, dopo il terzo, essi avrebbero omesso di chiudere la fistola in questione senza neanche esplorarla.



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