‘Ha perso la testa, ma non aveva intenzione di ammazzare Ivan Regoli’: ecco le parole del legale di Mele

Il difensore del 35enne ha ribadito come nella confessione del 21 febbraio 2015 abbia rilasciato dichiarazioni che hanno pieno riscontro negli atti d’indagine. Il legale ha chiesto la concessione delle attenuanti generiche e l’esclusione dell’aggravante dei futili motivi.

Avrebbe perso la testa, ma non aveva intenzione di ammazzarlo e la sua confessione è stata genuina. Il difensore del 35enne di Parabita Cosimo Mele, l'avvocato Gabriella Mastrolia ha ribadito, nell'odierna discussione in aula, come il proprio assistito nella confessione del 21 febbraio 2015 abbia rilasciato dichiarazioni che hanno pieno riscontro negli atti d'indagine precedenti. Ragion per cui e considerando il suo stato d'incensuratezza, il legale ha chiesto la concessione delle attenuanti generiche.
  

L'avvocato Mastrolia (l'altro difensore è l'avvocato Ugo Marinicci del Foro di L'Aquila) ha anche chiesto l'esclusione dell'aggravante dei futili motivi.
 
Mele e i suoi famigliari vivevano in un continuo stato d'ansia
. Regoli gli chiedeva insistentemente soldi. Dopo i suoi "rifiuti", presso la campagna dove fu poi ritrovato il corpo, si verificarono dei piccoli danneggiamenti e furti, di cui secondo il reo-confesso era responsabile proprio Regoli (denunciati in più occasioni). Poco prima, avevano preso la parola gli avvocati di parte civile Francesco Piro, Fabrizio Ferilli, Francesca Conte e Gennaro Gadalena del Foro di Roma, allineandosi alla richiesta del pm.
 
Nella prossima udienza, fissata per il 3 maggio, dovrebbe tenersi la replica del procuratore aggiunto Antonio De Donno e subito dopo il gup Alcide Maritati dovrebbe ritirarsi in camera di consiglio per la sentenza. Ricordiamo che nell'udienza scorsa del 5 aprile, il pm De Donno aveva invocato 30 anni di reclusione per Cosimo Mele.
 
L'uomo risponde dell'accusa dell'omicidio volontario
di Ivan Regoli, aggravato dai futili e abietti motivi ed occultamento di cadavere. Il pubblico ministero non ha tenuto conto delle attenuanti generiche ed ecco il perché di una richiesta di pena così alta. Il dr. De Donno, pur tenendo in considerazione la confessione di Mele, ha anche sottolineato come questa sia avvenuta successivamente al ritrovamento del cadavere.
   
Nell'udienza preliminare, invece, la madre, i due fratelli e la ex compagna di Regoli e l'Associazione "Penelope" (che si occupa delle famiglie degli scomparsi) si sono costituiti parte civile, avanzando una maxi richiesta di risarcimento. Il brutale omicidio si consumò nel settembre di cinque anni fa, in una località di campagna alla periferia di Matino. Mele avrebbe ammazzato Regoli, colpendolo violentemente con un tubo metallico per poi gettare il cadavere in un pozzo situato in campagna.
 
Il 35enne avrebbe agito da solo, senza l'aiuto o la copertura di complici, sia nella preparazione che nell’esecuzione dell'assassinio. Inizialmente, venne indagato anche lo zio dell’assassino, un 44enne di Parabita. I resti del corpo di Regoli furono ritrovati il 1° agosto dell'anno scorso, all'interno del pozzo. Le cimici piazzate nella macchina dell’uomo consentirono di chiudere il cerchio attorno a lui.



In questo articolo: