Dimesso dall’ospedale dopo visita cardiologica, muore in casa due giorni dopo. Aperta un’inchiesta

I cinque fratelli di un 57enne leccese hanno presentato un esposto, attraverso l’avvocato Stefano Prontera, in cui viene chiesto di fare chiarezza, anche con l’autopsia.

I cinque fratelli di un 57enne leccese presentano una denuncia dopo il suo decesso in casa e la Procura apre un’inchiesta. L’uomo due giorni prima era stato dimesso dall’Ospedale di San Cesario, in seguito ad una visita cardiologica. L’esposto, presentato dall’avvocato Stefano Prontera, è stato già trasmesso al pm Paola Guglielmi che ha aperto un procedimento.

Il legale chiede anche di disporre l’esame autoptico sulla salma del 57enne leccese, che al momento si trova presso l’obitorio dell’Ospedale “Vito Fazzi”. L’esame dovrebbe svolgersi nei prossimi giorni.

Nell’esposto, i fratelli della vittima ricostruiscono la dolorosa vicenda. La morte di D.G., 57enne leccese, è avvenuta il 29 gennaio scorso per un doppio arresto cardiaco. L’uomo viveva insieme ad un fratello, ed era affetto da diabete mellito tipo II e schizofrenia in terapia farmacologica, ragion per cui era ormai da anni preso in cura dal CSM di Lecce.

Il 20 gennaio si era sottoposto a visita psichiatrica. Il 57enne ha comunicato al medico come negli ultimi venti giorni stesse soffrendo di dispnea per sforzi di grado lieve, facile affaticabilità, riscontro di pressione bassa e vomito frequente. Il medico richiedeva visita cardiologica con ECG di controllo con valutazione QT e QTC.

Il 57enne veniva quindi accompagnato, in data 26 gennaio, presso il proprio medico di base, la quale prescriveva gli accertamenti richiesti con priorità urgente. La visita veniva fissata per il giorno 27, presso il reparto di cardiologia dell’Ospedale di San Cesario. Il cardiologo, in base a quanto sostenuto dai denuncianti – sebbene costantemente impegnato al telefono – eseguiva l’elettrocardiogramma e lasciava che l’uomo ritornasse a casa senza disporre alcun approfondimento strumentale.

D.G. moriva due giorni dopo, nella sua casa, il 29 gennaio, per arresto cardio-circolatorio. I fratelli, poco convinti del buon operato del cardiologo, si rivolgevano ad uno specialista in cardiologia e malattie vascolari, il quale forniva la propria lettura alla documentazione medica.

Questi sosteneva che la qualità della registrazione dell’elettrocardiogramma era estremamente scadente e l’interpretazione non corretta. E poi, la misurazione del QTc effettuata in automatico dall’elettrocardiografo era da ritenersi assolutamente da non validare con un elettrocardiogramma così eseguito.

La sintomatologia di D.G., anche secondo la ricostruzione del consulente tecnico (la relazione è stata allegata alla querela), poteva essere ricondotta a manifestazione di un infarto silente. Dunque, sarebbe emerso che se il cardiologo avesse correttamente interpretato il quadro clinico presentato dal fratello dei denuncianti si poteva scongiurare il triste epilogo.

Viene così evidenziata nell’esposto l’imprudenza consistita nel non aver disposto tempestivamente gli approfondimenti diagnostici e terapeutici necessari e nel non aver disposto il ricovero. E dunque viene ipotizzato dai denuncianti, il reato di responsabilità colposa in ambito sanitario.



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