Inchiesta “Notte di San Rocco”: annullata l’interdittiva per la Fondazione

Il gip aveva disposto, nel decreto di sequestro, l’esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e la revoca di quelli già concessi, per la durata di un anno.

Dopo la restituzione dei beni, il Riesame annulla l’interdittiva per la Fondazione “Notte di San Rocco”. Il collegio (Presidente Maria Pia Verderosa, a latere Bianca Todaro e Anna Paola Capano) ha accolto l’Appello presentato dagli avvocati Alberto ed Arcangelo Corvaglia.

La difesa ha impugnato il decreto, emesso dal gip Vincenzo Brancato, con cui veniva disposta anche la misura cautelare della sanzione interdittiva per la Fondazione, consistente nell’esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e nella revoca di quelli già concessi, per la durata di un anno (da parte del Comune di Ruffano e della Regione Puglia).

I legali hanno sottolineato come il gip abbia emesso direttamente la misura, senza prima procedere all’interrogatorio di Pasquale Gaetani, legale rappresentante della Fondazione.

Inoltre, la difesa ha sollevato il principio della mancanza di “autonoma valutazione” del giudice, rispetto a quanto sostenuto dalla Procura.

In precedenza la difesa, attraverso l’avvocato Luigi Corvaglia, ha impugnato il decreto di sequestro per equivalente di 155mila euro (tra cui una villa), nei confronti di Pasquale Gaetani, 60enne di Ruffano, presidente e legale rappresentante della “Fondazione Notte di San Rocco di Torrepaduli”. Dopo l’udienza dei giorni scorsi, il Riesame ha disposto la restituzione dei beni.

Il decreto di sequestro

Il decreto è stato eseguito nelle settimane scorse dagli uomini della Gdf guidati dal colonnello Francesco Mazzotta. Risultano indagate quattro persone, tra cui, oltre Gaetani, anche: i componenti del consiglio di amministrazione Anna Tommasina Viva, 53enne di Ruffano; Maria Ester Cardigliano, 40enne di Casarano e Cesare Vernaleone, 55enne leccese, difeso dall’avvocato Sabrina Conte.

Rispondono delle ipotesi di reato di truffa aggravata e abuso d’ufficio in concorso.

L’inchiesta

Secondo l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Francesca Miglietta, Gaetani, attraverso le Fondazioni, avrebbe beneficiato complessivamente, tra il 2013 e il 2016, di finanziamenti pubblici per circa 155mila euro, utilizzando come giustificativi di spese, le fatture fittizie della ditta “Cesare Vernaleone”.

Le indagini hanno preso il via, dagli esposti presentati nel 2014 dal vice presidente della “Fondazione Notte di San Rocco”, Luigi Fersini, e dai consiglieri Antonio Morello e Francesco Romano, nonché dalla Fondazione stessa (parte offesa nella vicenda giudiziaria). Sono tutti difesi dall’avvocato Giancarlo Sparascio.

Le dichiarazioni dell’avvocato Sparascio

Il legale, a margine dei pronunciamenti del Riesame, ha affermato “Il 4 ottobre del 2014, in sede di integrazione di denuncia, avanzai specifica richiesta di applicazione di sanzioni interdittive alla seconda Fondazione sulla base del d.lgs. 231/2001, applicate dal G.i.p. solo nel 2018, peraltro con evidenti errori procedurali, con la conseguenza che, sulla base di quello che apprendo a mezzo stampa, non potendo in questa fase i querelanti essere parti del procedimento, il divieto di sovvenzioni pubbliche è caduto. Sarà a questo punto responsabilità della Regione Puglia decidere se concedere ugualmente il contributo con un’inchiesta in corso“.

“In ordine al superamento del termine massimo per il compimento delle indagini, elemento su cui il Riesame ha fondato il dissequestro, faccio rilevare che non può tecnicamente assumersi come data iniziale quella del 2 agosto 2014 (in seguito alla prima denuncia), soprattutto perché, come detto, nell’ottobre del 2014, è stata depositata una seconda denuncia per fatti ulteriori, differenti e ben più gravi che presumo abbiano comportato – e, se così non fosse stato, dovrebbero oggi comportare – nuove iscrizioni di reato anche a carico di altre persone contro cui vi sono evidenti elementi di coinvolgimento nella commissione dei fatti”.

“Il lavoro di chi con coraggio ha denunciato si arresta sulla porta della Procura, il resto compete ai magistrati, con l’augurio che per vizi formali non imputabili ai querelanti non finisca tutto insabbiato perché i contribuenti hanno diritto di sapere se fossero lecite, nell’ordine, la liquidazione di 50.000 Euro (di tutti i salentini) per il concerto del 2013 a favore della prima Fondazione (in un momento in cui era stata scoperta ed era nota a tutti l’assenza del riconoscimento, con conseguente finanziamento diretto da parte della Provincia di Lecce della persona fisica, nel mentre rivestiva la carica di assessore provinciale, per obbligazioni contratte a titolo personale), nonché di ulteriori 50.000 euro stanziati e già impegnati a favore della prima ma liquidati sul conto della seconda Fondazione per il concerto del 2014 in assenza di titolo giuridico”.



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