Il Tribunale respinge la richiesta di revoca dell’interdizione per Monosi: la difesa ricorre al Riesame

Occorre ricordare che l’8 gennaio scorso, ha avuto inizio il processo sul presunto “affaire Antiracket” in cui compaiono sul banco degli imputati, Monosi ed altre 23 persone.

Il Tribunale Collegiale respinge la richiesta di revoca della misura interdittiva per 1 anno dai pubblici uffici per l’ex assessore comunale al Bilancio, Attilio Monosi.

I giudici della seconda sezione (presidente Pasquale Sansonetti, Marcello Rizzo, relatore ed Annalisa de Benedictis, a latere) hanno rigettato l’istanza presentata dalla difesa.

I giudici evidenziano anzitutto la sussistenza delle esigenze cautelari, “considerato le allarmanti modalità descritte nel capo d’imputazione“. Anche perché non ci sarebbero elementi di novità nel passaggio del procedimento alla fase dibattimentale. Anzi, sottolineano i giudici, Monosi è stato rinviato a giudizio per per peculato e falso, per i quali non fu applicata la misura cautelare per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza.

Soprattutto, secondo i giudici, anche se Monosi, visto l’esito delle ultime consultazioni elettorali, non ricopre più la carica di consigliere, ciò non esclude un’altra ipotesi. Nel caso in cui venisse revocata la misura, infatti, potrebbe essere chiamato a ricoprire incarichi presso enti o istituzioni pubbliche.

I legali di Attilio Monosi, gli avvocati Riccardo Giannuzzi e Luigi Covella, presenteranno ricorso presso il Tribunale del Riesame.

Occorre ricordare che, l’8 gennaio scorso, ha avuto inizio il processo sul presunto “affaire Antiracket” in cui compaiono sul banco degli imputati, Monosi ed altre 23 persone.

L’ex assessore la Bilancio risponde delle ipotesi di reato di truffa aggravata, peculato e falso materiale, in base alla tesi accusatoria dei pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci.

L’accusa fa riferimento alle opere infrastrutturali effettuate tra febbraio e marzo del 2013 presso lo sportello Antiracket di Lecce, in esecuzione dell’appalto aggiudicato a firma di Giuseppe Naccarelli.

Il progetto venne approvato in attuazione di una convenzione sottoscritta con l’Ufficio Straordinario del Governo per le iniziative Antiracket (grazie ad un finanziamento con i fondi PON), nonostante nella determina dirigenziale fosse escluso che la spesa relativa a tali lavori potesse transitare nel bilancio dell’amministrazione comunale, ed essere invece liquidata alla ditta esecutrice.

Monosi, secondo l’accusa, si sarebbe dimostrato pronto ad intervenire in prima persona, per risolvere tutti gli eventuali ostacoli della pratica “Saracino”. Anche attraverso la “sistemazione” di atti come quelli relativi alla fideiussione che necessitava di una autenticazione postuma.



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