L’accusa di violenza e il tentativo di evirazione. L’ex amante di Martina Levato racconta l’incubo

Da quando Martina Levato, accusata di aver sfigurato con l’acido un 22enne milanese, è rinchiusa nel carcere di San Vittore, Antonio Margarito ha trovato il coraggio di parlare per chiedere giustizia. Lo studente salentino aveva avuto con la donna un flirt estivo.

Un gesto estremo e atroce che ha fatto luce su quel mondo segreto fatto di amori malati, ossessioni morbose, sesso, ricatti e aggressioni con l’acido. Perché quella subita da Pietro Barbini, la sera del 28 dicembre in Via Giulio Carcano, alla periferia Sud di Milano, potrebbe solo essere l’ultima in ordine di tempo. Tre, forse quattro, infatti, sono gli episodi su cui si tenta di fare chiarezza, apparentemente scollegati tra di loro ed ora improvvisamente uniti in una sorta di serialità criminale e senza scrupoli.

Protagonisti due “insospettabili” che nel periodo compreso tra metà giugno e fine dicembre dello scorso anno, hanno seminano terrore nella Milano bene, trasformata in scena dei delitti perfetta. Lei Martina Levato, studentessa modello 23enne è finita in carcere, tra le mura di San Vittore. Stessa sorte è toccata al fidanzato Alexander Boettcher, 30enne di buona famiglia e sposato da 10 anni, anche se la moglie era totalmente all'oscuro della sua relazione. La stampa li ha soprannominati la «coppia dell’acido», ma è il bilancio delle vittime a far rabbrividire: due ragazzi, poco più che ventenni, che non torneranno mai più come prima, ‘costretti’ a sottoporsi a complicate operazioni chirurgiche per  riappropriarsi di quella vita che gli è stata sfregiata. E altri due che se la sono cavata per miracolo. Innocenti con il futuro ormai segnato per sempre.

Con l’arresto della coppia diabolica e del complice Andrea Magnani, il quadro, anche se resterà indecifrabile, sembra ormai completo in ogni suo pezzo. Così, ecco che tra i precedenti della donna spunta anche un’altra aggressione ad una ex fiamma, avvenuta il 20 maggio 2014.  La sola “colpa” di Antonio Margarito, studente salentino di economia alla Cattolica è stata quella di aver avuto con Martina una breve storia, consumata l'estate prima a Gallipoli. Mesi di silenzio, poi i due hanno deciso di incontrarsi, sembrerebbe per caso. Fatto sta che la giovane, ad un certo punto avrebbe invitato Antonio a fare un giro in macchina. Chiacchierano, ridono, poi si appartano prima nei pressi della Bocconi poi nel parcheggio di un hotel. È lì che Martina invita il ragazzo a chiudere gli occhi per «una sorpresa». Ha in mano un coltello da cucina, Antonio se ne accorge quando avverte qualcosa di freddo sulla coscia. Sventa il colpo, nove punti di sutura alla mano. Martina si precipita in ospedale dove dice di essere stata violentata da Margarito già in estate e che la cosa stava per ripetersi. Lui nega e la denuncia per "tentata asportazione del pene".
 
Ora, che si trova dietro le sbarre, il 23enne salentino ha trovato la forza di parlare e lo ha fatto in un’intervista al Corriere della Sera «Non riuscivo a dormire, al buio mi veniva in mente lei che cercava di affondarmi il coltello tra le gambe: il peggior incubo che un uomo possa avere»  racconta il ragazzo doppiamente ferito, a livello fisico prima di tutto e poi morale anche per quell’accusa di violenza «Una denuncia assurda che mi si è appiccicata addosso come un’ombra, restando come un marchio infamante, negli sguardi di chi non mi conosce bene. Per mesi ho sentito tutto il peso del sospetto, camminando al mio paese, vicino Lecce, e a Milano. Dovrebbe vergognarsi di aver dichiarato una cosa del genere, ammettere di avermi calunniato, ritirare quell’accusa, spiegare le ragioni di quel gesto e confessare tutto».



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