Si conclude con numerose condanne, ma anche alcune assoluzioni (i nomi nell'allegato in calce all'articolo) e qualche sconto di pena, il maxi processo "Eclissi". Di fronte al gup Giovanni Gallo, nell'aula bunker di Borgo San Nicola, si è concluso, l'abbreviato nei confronti di ben 79 imputati.
Un contributo importante per l'inchiesta, è arrivato dalle dichiarazioni di Gioele Greco. Questi risulta imputato nel processo ed è stato condannato a 8 anni, in considerazione del suo status di "collaboratore di giustizia". Il 28enne leccese è balzato ultimamente agli onori delle cronache per le scottanti rivelazioni sulla malavita organizzata leccese, principalmente nell'ambito del traffico di droga e della riscossione di denaro, attraverso azioni estorsive ed intimidatorie.
Le carte dell'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia, Guglielmo Cataldi, oltre a rivelare gli affari sporchi della Scu, raccontano la guerra tra clan: quello dei fratelli Leo di Vernole e l'altro capeggiato da Ivan Firenze e Cristian Pepe, condannati rispettivamente a 10 anni ed a 20 anni.
Nelle carte dell’inchiesta vengono svelati anche i retroscena del suicidio di Luca Rollo, il 21enne di Cavallino che decise di togliersi la vita il 12 gennaio di due anni fa, ormai sfiancato dalle continue minacce del clan per un debito di droga non pagato.
I genitori e il fratello di Luca Rollo, si sono costituiti parte civile, con gli avvocati Fabio Corvino e Marino Giausa. In loro favore, il giudice ha disposto il risarcimento del danno da quantificare in separata sede.
Vi è poi l’informativa di reato della Dia del 21 luglio 2014. Dal documento investigativo in questione, emergerebbe che Severo Martini, comunque non indagato, in occasione della tornata elettorale del 2012 per l'elezione del sindaco di Lecce, sarebbe stato "aiutato" con i voti di persone ritenute vicine ad ambienti della Scu, a diventare assessore nella lista del candidato sindaco Paolo Perrone. Ciò sarebbe avvenuto, grazie al ruolo assunto da Mario Blago, considerato «il collante tra il sodalizio mafioso capeggiato dal genero Pasquale Briganti e i vari comitati elettorali». Di questo filone processuale si stanno occupando i giudici della Corte di Assise.
Il capobastone Briganti ha, invece, scelto di essere giudicato con il rito abbreviato e il giudice lo ha condannato a 20 anni, mentre la compagna Carmen Blaco dovrà scontare una pena di 6 anni ed 8 mesi.
Gli imputati, invece, sono difesi dagli avvocati: Sergio Luceri, Paolo Manno, Rita Ciccarese, Alexia Pinto, Alessandro Costantini Dal Sant, Giancarlo Dei Lazzaretti, Riccardo Giannuzzi, Elvia Belmonte, Ladislao Massari, Gabriele e Giovanni Valentini, Fulvio Pedone, Antonio Savoia, Paolo Cantelmo, Stefano Prontera, Alessandro Stomeo e Luigi De Mitri Aymone, Massimiliano Petrachi, Luigi e Roberto Rella, Pantaleo Cannoletta, Mariangela Calò, Cosimo Rampino, Massimo Manfreda, Gabriella Mastrolia, Eridania Margheriti, Benedetto Scippa, Donata Perrone, Mario Coppola, Luigi e Alberto Corvaglia, Dario Congedo, Walter Gravante, Davide Pastore, Stefania Sergi, Donato Sabetta, David Alemanno, Giuseppe De Luca, Ivan Feola, Mario Stefanizzi, Michelangelo Gorgoni.
