Morte “madonnaro” dopo una rapina. Chiesto processo per 23enne accusato di omicidio preterintenzionale

I fatti risalgono alla notte del 4 ottobre del 2021 e si sono verificati a Lecce, in viale Oronzo Quarta, angolo via Don Bosco (nei pressi della stazione ferroviaria)

Procura Generale Lecce

La Procura chiede il processo per il giovane senegalese, accusato dell’omicidio preterintenzionale del “madonnaro” Leonardo Vitale.

La richiesta di rinvio a giudizio porta la firma del pubblico ministero Giorgia Villa. L’udienza preliminare è fissata per il prossimo 4 ottobre dinanzi al gup Cinzia Vergine.

In quella sede, il 23enne Mamadou Lamin, originario del Senegal, difeso dall’avvocato Alessandro Stomeo, potrebbe chiedere il patteggiamento della pena o il rito abbreviato. Invece, il figlio della vittima potrà costituirsi parte civile, attraverso l’avvocato Raffaele Pesce.

L’imputato risponde dell’accusa di omicidio preterintenzionale con l’aggravante della minorata difesa della vittima e rapina aggravata, per avere sottratto alla vittima il trolley con dentro un sacchetto di plastica, contenente monete per la somma di 35/40 euro.

Le indagini

In base a quanto emerso in fase d’indagine, Lamin avrebbe trascinato Vitale per diversi metri e lo avrebbe ripetutamente strattonato, facendolo cadere per terra, privo di sensi. L’autopsia eseguita dal medico legale Alberto Tortorella ha evidenziato la presenza di una ferita lacerocontusa nella parte posteriore della testa e un vasto ematoma sullo zigomo sinistro.
I fatti risalgono alla notte del 4 ottobre del 2021 e si sono verificati a Lecce in viale Oronzo Quarta, angolo via Don Bosco (nei pressi della stazione ferroviaria). A seguito di una segnalazione, i poliziotti dell’ufficio Volanti, giunti sul posto, hanno ritrovato un uomo in stato di incoscienza, riverso sul marciapiede. Si trattava dell’artista di strada, Leonardo Vitale, 69enne originario di Oria. Dopo il trasporto al “Vito Fazzi” è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico, ma è deceduto, a causa di sopraggiunte complicazioni, in data 11 ottobre.

Nelle denunce rese dal figlio della vittima, attraverso gli avvocati de “Lo Sportello dei Diritti”, si è appreso che l’artista girava con un carrellino, contenente gessetti e colori che non sono stati ritrovati. Grazie alle telecamere di videosorveglianza, sono stati ricostruiti i fatti. Lamin aveva “adocchiato” Vitale nei pressi di un kebabbaro in centro e lo aveva seguito fino alla zona della stazione, quando lo avrebbe aggredito con l’intento di portargli via il carrellino. Successivamente, è stato immortalato nei pressi di un condominio da dove è uscito, con una bicicletta rubata. E vicino al muro di cinta, i poliziotti hanno trovato una borsa con l’attrezzatura dell’artista, anche se mancava il sacchetto con le monete.

L’arresto

Ed il 14 ottobre gli agenti della Squadra Mobile hanno sottoposto Mamadou Lamin in stato di fermo e lo hanno condotto in carcere, dove si trova tuttora. Nel corso dell’interrogatorio davanti al gip Alessandra Sermarini, il giovane, pur confessando la rapina, ha dichiarato in lacrime che non voleva uccidere Vitale. Il gip ha convalidato il fermo e confermato il carcere, esprimendo perplessità sull’ipotesi di omicidio preterintenzionale avanzata dalla Procura, ritenendo più corretta la qualificazione dell’accusa di “morte come conseguenza di altro reato”.

Ora, invece, il gup dovrà esprimersi sulla richiesta di rinvio a giudizio del pm.



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