Se le multe devono servire a punire comportamenti difformi dal codice della strada che ledono la sicurezza dei cittadini ben vengono. Se le multe devono servire a dare ordine al traffico urbano sempre più caotico e sempre più disordinato ci possono stare. Quando invece danno l'impressione di essere comminate solo e soltanto per fare cassa, alla no, allora c'è qualcosa che non funziona. Del resto è cosa ben diversa se ad essere in sosta vietata è l'automobile di un cittadino che è sceso per andare a bere un caffè al bar o a scambiare una chiacchiera con gli amici oppure qualla di un medico che è stato chiamato per una emergenza nell'abitazione di un proprio paziente e che non trovando un parcheggio nelle immediate vicinanze, preoccupandosi dello stato di salute del suo assistito, "poggia" il suo veicolo laddove non dovrebbe sostare salvo esporre il contrassegno con l'adesivo dell'ordine professionale di appartenza. Ogni ritardo in una visita medica potrebbe essere determinante per la salute del paziente. O preferiremmo che il nostro medico in attesa di reperire un punto di sosta raggiungesse la nostra abitazione dopo interminabili minuti? Insomma, una via di mezzo si deve trovare, una via ragionevole ad affrontare simili problematiche ci dovrà pur essere. Lo sportello dei diritti prova a mettere la questione al centro dell'attenzione locale con casi concreti per i quali è stato allertato.
L’argomento malasanità viene spesso messo in evidenza dai media – locali e nazionali – sebbene alcuni medici, ogni giorno, debbano fronteggiare degli ostacoli non indifferenti, specie quando si recano al domicilio dei pazienti. E qui ecco giungere la "Spada di Damocle": il rischio di subire una multa nell'esercizio della propria professione. Se ne parla poco, anzi, pochissimo.
Allora, la denuncia di un operatore sanitario è utile a rispolverare il problema ed attirare l'attenzione dei comandi di Polizia stradale e dei Prefetti. Lo scorso 9 aprile, infatti, in pieno centro, un medico si è visto appioppare l'ennesimo verbale per divieto di sosta nonostante avesse esibito in bella vista sul parabrezza l'adesivo dell'ordine, nonché il motivo del non corretto posizionamento della propria autovettura – ovvero una visita domiciliare urgente – seppur la stessa non intralciasse minimamente il traffico veicolare.
Non vi è dubbio che il professionista, nella scelta se salvare una vita umana o subire un'altra multa per lo stesso motivo, sceglierebbe sempre la prima opzione.
Si tratta di circostanze non isolate che hanno spinto il medico leccese a denunciare quest'ingiustizia, pare conseguenza del clima d'intolleranza che si respira a Lecce in materia di multe. Da qui l'appello di Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” affinché “coloro che svolgono una primaria funzione pubblica, ossia quella medica, durante il servizio di assistenza domiciliare d’urgenza, non continuino ad essere facili “vittime” sacrificali della Polizia Municipale che con poca accortezza e senza il benché minimo sentimento di tolleranza sono pronte a sanzionare un malcapitato operatore sanitario "colpevole" solo e soltanto di aver svolto la propria funzione”.
“Non possiamo non rivolgerci al Sindaco ed al Comandante del Corpo dei Vigili urbani – prosegue D’Agata – affinché si facciano portavoce presso i propri sottoposti di una diversa e maggiore attenzione verso coloro che, nello svolgimento della propria primaria funzione di tutela della salute dei cittadini, anziché essere “batostati”, meritano di essere tutelati in quanto equiparati a pubblici ufficiali e non punibili secondo quanto stabilito dal Codice della Strada”.
Tania Tornese