Udienza preliminare su omicidio Capocelli, mafia e droga: 7 persone rischiano il processo

Il grave fatto di sangue è avvenuto il 25 aprile scorso nei pressi di una rivendita di panini in via Montegrappa a Maglie.

Tribunale Penale, Lecce (ph. Davide Milone)

Si terrà il 28 gennaio prossimo, l’udienza preliminare relativa all’inchiesta sulla morte di Mattia Capocelli, il giovane freddato con un colpo di pistola nei pressi di un fast food a Maglie.

Dinanzi al gup Marcello Rizzo, dopo la richiesta di rinvio a giudizio della Procura, dovranno presentarsi presso l’aula bunker di Borgo San Nicola: Simone Paiano 25 anni di Maglie che risponde dell’accusa di omicidio volontario con l’aggravante dei motivi abietti e futili relativi alla gestione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti. E poi: Salvatore Maraschio, 25 anni, detto “Toto”; Marco Cananiello, detto “Bravo”, 21 anni; Andrea Marsella, 27enne, detto “Banderas” (tutti di Maglie); Giorgio Rausa, detto Giorgino, 24 anni di Scorrano.

Sono accusati di associazione mafiosa, sequestro di persona aggravato, porto abusivo d’armi e lesioni personali aggravate.

E ancora, Domenico Tunno 31enne e Pierlugi Esposito, 29 anni, entrambi di Maglie. I due rispondono di favoreggiamento personale. Avrebbero aiutato i componenti del gruppo criminale ad eludere le indagini fornendo false informazioni sulla dinamica dell’omicidio e sull’identità delle persone presenti sul luogo.

Gli imputati rischiano dunque di finire tutti sotto processo, ma il collegio difensivo potrebbe richiedere riti alternativi.
Sono assistiti dagli avvocati: Dimitry Conte, Amilcare Tana, Simone Viva, Giuseppe Presicce, Luigi Corvaglia, Vincenzo Blandolino, Roberta Cofano, Antonia Candido, Alessandra Luchina.

I familiari di Mattia Capocelli sono invece difesi dai legali: Alberto, Arcangelo e Luigi Corvaglia.

L’omicidio di Mattia Capocelli

Le indagini sono state condotte dai carabinieri del Nucleo Operativo di Lecce e dai colleghi del Norm di Maglie
Come risulta nell’avviso di conclusione, a firma del procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi e del sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini, l’omicidio di Mattia Capocelli sarebbe maturato, a seguito di contrasti per lo spaccio di droga nel territorio magliese.

Da una parte c’era Simone Paiano, il quale dopo la sua scarcerazione nell’aprile scorso, aveva manifestato a Capocelli l’intenzione di spacciare in autonomia. In particolare, si era rifiutato di aderire e di avere rapporti “commerciali” con il clan mafioso capeggiato da Francesco Amato detto “Padreterno”, smantellato nei mesi scorsi con l’operazione “Tornado“ e di cui faceva parte anche Capocelli, oltre a Maraschio, Cananiello, Marsella e Rausa.
Attraverso l’omicidio di Capocelli, avvenuto il 25 aprile scorso nei pressi di una rivendita di panini in via Montegrappa a Maglie, Paiano voleva ottenere il controllo incontrastato dello spaccio.

Paiano, nel corso dell’interrogatorio in carcere, ha riferito di essere stato vittima di un agguato e che non aveva intenzione di uccidere Capocelli. Sul suo corpo sono state trovate delle lesioni, che in seguito alla consulenza del medico legale, sono risultate compatibili con ferite da arma da taglio.

E difatti, anche Simone Paiano ed il fratello Andrea (ferito durante l’agguato), risultano “parti offese” nel procedimento, come indicato dalla Procura.