Omicidio di Piazza Palio: per Salvatore Andrea Polimeno il Pubblico Ministero invoca l’ergastolo

Salvatore Andrea Polimeno risponde dell’accusa di omicidio volontario. Secondo l’accusa, nel pomeriggio del 2 agosto 2012, avrebbe sparato per un errore di persona, al giovane operaio originario di Surbo, Valentino Spalluto.

"La mano assassina che ha ucciso Valentino Spalluto è quella di Salvatore Andrea Polimeno. Egli ha scelto di uccidere con coscienza e volontà, nonostante l'errore di persona". Queste le parole salienti della requisitoria del pubblico ministero, al termine della quale, la dr.ssa Carmen Ruggiero ha invocato nei suoi confronti la pena dell'ergastolo, con l'accusa di omicidio volontario senza riconoscere le attenuanti generiche. Polimeno, nel pomeriggio del 2 agosto 2012, avrebbe sparato per un errore di persona al giovane operaio originario di Surbo, Valentino Spalluto, ferendolo mortalmente, mentre questi lavorava all'allestimento del palco per il concerto di Laura Pausini. Salvatore Polimeno è difeso dall'avvocato Luigia Cretì, mentre le parti civili, (la sorella ed i genitori), dagli avvocati Francesca Conte e Giada Paladini.
 
Il pm all'inizio della requisitoria ha sottolineato anche un altro importante aspetto: "il processo racconta il coraggio di tre giovani che hanno dimostrato una grande coscienza sociale e si sono opposti al vincolo di omertà, testimoniando nei confronti dell'imputato". Successivamente, il sostituto procuratore Carmen Ruggiero ha ricostruito la vicenda nei minimi dettagli. Il pm ha sottolineato, anzitutto, l'importanza della testimonianza di Manuela Murra, la madre della cognata di Andrea Polimeno. La donna telefonò alla Centrale di Polizia e disse che l'autore dell'omicidio di Valentino Spalluto era Salvatore Polimeno; aggiunse che egli voleva uccidere Alessandro Leo, detto "Saso", ma avrebbe commesso un grave errore di persona. La Murra raccontò che si trovava affacciata al balcone, poco dopo l'omicidio, quando la pattuglia si avvicinò a casa di Polimeno e di averlo visto "salire come un pazzo a casa". Verso le 18, si recò a casa della figlia (fidanzata con il fratello di Andrea Polimeno). Quest'ultima aveva ricevuto svariate visite in quei momenti frenetici, tra cui quella dello stesso Salvatore Polimeno che le riferì di avere ucciso Saso. La signora Murra sapeva che in realtà c'era stato un errore di persona e in preda ai sensi di colpa decise di telefonare il giorno dopo alla polizia.
 
Invece, secondo il pm, mentì la figlia della Murra e cognata di Polimeno, in corso d'incidente probatorio. Invece, poco dopo l'omicidio, questa aveva riportato i fatti correttamente, come risultava dal verbale di sommarie informazioni raccolto dal gip.
 
Raccontò, infatti, inizialmente di aver detto ad Alessandro Polimeno, suo fidanzato, "hanno ucciso a Saso" e questa "verità" gliela aveva confessata proprio Andrea Polimeno. Infine, continua il pm, c'è il racconto dei giovani testimoni che riferiscono di avere visto un individuo che guardava dietro la recinzione. Due di essi notarono anche una pistola. Una di loro disse "quello era Afaci" (il soprannome di Salvatore Polimeno).  Dopo, la ragazza sarebbe tornata a casa e lo avrebbe raccontato alla madre, mentre il padre l'avrebbe spinta a stare zitta. Anche in questo caso, i ragazzi furono sottoposti a tentativi di nascondere l'accaduto, da parte dei genitori o di altri persone interessate, affinché l'omertà coprisse la verità.
 

Nell'udienza scorsa, collegato in videoconferenza da una località segreta, il neo collaboratore di giustizia Gioele Greco ha confermato le dichiarazioni rese un anno fa, innanzi al sostituto procuratore antimafia Guglielmo Cataldi. Anzitutto che Salvatore  Polimeno, gli raccontò che era stato schiaffeggiato da Alessandro Leo per una partita di droga e voleva ammazzarlo. Egli, però, per un errore di persona uccise Valentino Spalluto. Il pentito ha raccontato che "Polimeno stava in lacrime e mi spiegò che per sbaglio aveva ucciso un ragazzo".



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