Torna in carcere il genero del boss della Sacra Corona Unita, Roberto Parlangeli dovrà scontare più di 8 anni

Considerato un elemento di spicco della sacra corona unita, Roberto Parlangeri dovrà scontare in carcere otto anni, cinque mesi e 27 giorni. Pena inflitta per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e rapina aggravata.

Per Roberto Parlangeli si sono aperte le porte del penitenziario di Borgo San Nicola. Questa mattina, i carabinieri della locale stazione hanno bussato alla porta della sua abitazione stringendo tra le mani un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica presso la Corte di Appello di Lecce. Quello del 41enne di Gallipoli è un nome noto: è il genero di Salvatore Padovano, storico boss della Sacra Corona Unita conosciuto come «Nino Bomba», ucciso a Gallipoli nel 2008 su ordine del fratello, Rosario Pompeo animato dall’odio: voleva diventare lui il leader indiscusso.

Parlangeli, già sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, dovrà scontare la pena di otto anni, cinque mesi e ventisette giorni di reclusione presso la casa circondariale di Lecce per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis c.p.), estorsione (art. 629 c.p.) e rapina aggravata (art. 628 c.p.).

Condannato a 11 anni nell’Operazione Baia Verde

Il 41enne aveva conquistato gli onori della cronaca nell’operazione «Baia Verde» del 2014 che inflisse un duro colpo al nuovo clan che, a suon di incendi e di colpi di arma da fuoco, aveva fatto capire di voler allungare le mani sui settori strategici, come quello del turismo e della movida. Non più solo spaccio delle sostanze stupefacenti, ma controllo dell’attività di security e  la gestione dei parcheggi.

Un potere ‘consegnato’ da padre in figlio, una caratura criminale ereditata, ma che sceglie strade nuove: preferisce sotterrare l’ascia di guerra e stringere alleanze. Così, a Gallipoli, dopo l’uccisione di Salvatore Padovano e la condanna all’ergastolo del fratello Rosario Pompeo come mandante dell’omicidio, il clan si è riorganizzato attorno alle figure di Angelo Padovano (figlio di Salvatore), di Roberto Parlangeli e del gruppo Tornese di Monteroni, alleato storico.



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