Operazione “Le Veneri” su spaccio di droga nel Basso Salento. Otto condanne confermate in Appello

La Corte di Appello ha invece disposto la “riduzione della pena” per due imputati. L’indagine è stata condotta dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Gallipoli

Si conclude con la conferma di otto condanne e la “riduzione della pena” per due imputati, il processo di Appello relativo all’operazione investigativa “Le Veneri” che, nel luglio del 2020, ha permesso di sgominare un sodalizio attivo nel mercato della droga.
La Corte (presidente Nicola Lariccia) ha confermato le seguenti condanne: 4 anni per Pio Giorgio Bove, 35 anni di Parabita; 3 anni e 2 mesi per Salvatore Martello De Maria, 48 anni di Tuglie; 3 anni, 1 mese e 10 giorni per Giorgio Bove, 26 anni di Matino; 2 anni, 10 mesi e 20 giorni per Metello Durante, 31 anni di Tuglie; 2 anni con pena sospesa per Addolorata Donadei, intesa Ada, 32 anni di Parabita; 2 anni e 4 mesi per Michel Perdicchia, 31 anni di Matino; 5 mesi e 10 giorni con pena sospesa, per Andrea Maniglia, 46 anni di Monteroni; 1 anno e 6 mesi ad Antonio Giordano, 34 anni, di Monteroni (6 anni).
Riduzione della pena da 7 anni e 2 mesi a 6 anni per Antonio Manco, 32enne di Parabita e per Cosimo Francone, 51 anni di Tuglie, da 2 anni ad 1 anno e 6 mesi.

Ricordiamo che al termine del processo di primo grado con rito abbreviato, il gup Sergio Tosi ha riconosciuto “l’ipotesi lieve” del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e venne annullata l’aggravante del metodo mafioso.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati: Angelo Ninni, Maria Greco, Cosimo D’Agostino,
Luca Laterza, Mariangela Calò, Stefano Palma, Alberto e Luigi Corvaglia, Stefano Pati, Giovanni Scarlino, Luca Guido.

L’indagine “Le Veneri” è stata condotta dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Gallipoli e ha consentito di disarticolare un’associazione a delinquere.

Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Carmen Ruggiero della Dda, l’associazione a delinquere, capitanata da Pio Giorgio Bove, legato al clan Giannelli, si occupava della distribuzione di droga al dettaglio (cocaina, hashish e marijuana), attraverso i sodali Giorgio Bove e Michel Perdicchia per il territorio di Matino. Metello Durante e Cosimo Francone si occupavano dello spaccio nella zona di Tuglie. E come detto, dopo l’arresto di Pio Giorgio Bove, nel dicembre del 2018, la moglie Addolorata Giannelli avrebbe ricevuto le sue direttive durante i colloqui in carcere e le avrebbe trasmesse a Salvatore Martello De Maria, suo principale referente. Nell’ordinanza di custodia cautelare emerge il ricorso ad un linguaggio criptico con l’utilizzo di termini quali: esca, alga, malota, batteria etc. per riferirsi alla droga.

E viene evidenziato un particolare retroscena. Antonio Manco, uno dei sodali dell’associazione, nel mese di marzo del 2019 rimaneva coinvolto in un incidente stradale a Parabita e veniva accompagnato in ospedale. Nonostante il ricovero, emerge da alcune intercettazioni, avrebbe però continuato a ricevere droga ed a spacciare. Non solo, in alcune circostanze veniva raggiunto in ospedale (la direzione sanitaria era all’oscuro di tutto) dai clienti, così numerosi “che ci sarebbe voluto un pulmino”. Antonio Manco si sarebbe occupato anche dell’attività di “recupero crediti” e delle richieste estorsive.



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