Operazione Network: pesanti condanne nel processo sulle estorsioni ai lidi balneari

Una vasta operazione investigativa conclusasi nel febbraio di un anno fa permise di smantellare un’ associazione dedita alle estorsioni, nei confronti di stabilimenti balneari dell’ alta fascia adriatica.

Arrivano pesanti condanne per esponenti di spicco della Scu, ma anche tre assoluzioni. Si è concluso il processo in abbreviato scaturito dall’operazione “Network”. Il gup Annalisa De Benedictis ha emesso la sentenza nelle scorse ore e il deposito delle motivazioni è previsto entro 90 giorni (in allegato i nomi degli imputati e le condanne).

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Giancarlo Dei Lazzaretti, Ladislao Massari, Giovanni e Gabriele Valentini, Mario Coppola, Luigi Rella, Elvia Belmonte, Luca Laterza, Umberto Leo, Stefano Prontera,Sergio Luceri, Vincenzo Blandolino, Luigia Cretì, Giuseppe De Luca , Pantaleo Cannoletta, Francesca Conte, David Alemanno, Gabriella Mastrolia, Francesco Vergine, Cosimo Rampino, Antonio Savoia,Benedetto Scippa, Silvio Verri, Vincenzo Perrone, Antonio Degli Atti, Annalisa Prete, Federico Mazzarella De Pascalis, Eridania Margheriti, Giuseppe Milli,

I Carabinieri del Ros e della Squadra Mobile di Lecce permisero di smantellare nel febbraio di un anno fa, un'associazione dedita ad attività estorsive nei confronti di stabilimenti balneari ricadenti nella fascia adriatica, (in particolare nelle zone di Melendugno, San Foca e Torre Specchia). Furono emesse dal gip 43 ordinanze di custodia cautelare su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, nei confronti di 43 indagati.

L’Operazione “Network”, scaturiva da due distinte attività d’indagine, riunite in un unico procedimento, vale a dire “Terre d’Acaya”, e “Alta Marea”. Le intercettazioni telefoniche consentirono di acquisire elementi di prova, in ordine all’attività della predetta organizzazione mafiosa e della parallela associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Particolare significato probatorio hanno assunto poi l’acquisizione delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giuseppe Manna e Alessandro Verardi. Grazie anche a questo prezioso contributo è stato ricostruito l'organigramma dei clan operanti nel territorio di Lecce e dei paesi limitrofi: il primo capeggiato da Roberto Nisi nel capoluogo salentino; quello di Pasquale Briganti, anch'esso operante in prevalenza nella città di Lecce; infine il  gruppo mafioso facente capo alla famiglia di Bruno De Matteis attivo su Merine e paesi vicini.

Il gruppo facente capo a Andrea Leo e a Alessandro Verardi, avrebbe avuto il "controllo" degli stabilimenti balneari insistenti sul litorale tra Torre Specchia e San Foca, con imposizione ai gestori degli stessi del pagamento del 25% sui ricavi e la gestione dei parcheggi delle zone circostanti, nonché con imposizione dei servizi di vigilanza ai lidi della marina di Vernole. Nel dettaglio Alessandro Verardi, nell’approssimarsi dell’estate 2011, di ritorno dalla Spagna (dove trascorse un periodo di latitanza, prima di essere catturato dalla Squadra Mobile di Lecce) avrebbe gestito il traffico degli stupefacenti e organizzato una serie di estorsioni a lidi e altri esercizi pubblici (bar e gelaterie) dell'"alta" costa adriatica.In quello stesso periodo, Verardi strinse accordi con il gruppo di Roberto Nisi, interessato allo stesso illecito settore.



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