Avrebbe beneficiato dell'indennità sullo stipendio per alcune prestazioni mediche intramoenia ed un primario di Gallipoli è finito sotto processo. Il gup Vincenzo Brancato ha rinviato a giudizio il Direttore Responsabile del reparto di Pediatria dell'Ospedale Sacro Cuore di Gesù di Gallipoli, dr. Giovanni Pepe. Il medico dovrà presentarsi in data 5 settembre, innanzi alla seconda sezione penale in composizione collegiale, per l'inizio del dibattimento. Adesso sarà un collegio di giudici a stabilire eventuali responsabilità penali da parte del medico, nel corso del processo.
Secondo l'accusa, rappresentata dal pubblico ministero Emilio Arnesano titolare dell'inchiesta (pm d'udienza, la dr.ssa Stefania Mininni), il dr. Giovanni Pepe risponderebbe dei reati di truffa aggravata e peculato. Anzitutto, il presunto raggiro ai danni dell'Asl per un valore complessivo di circa 70.000 euro. Il primario, sempre in base alla tesi dell'accusa, avrebbe effettuato delle visite intramoenia, senza rilasciare la ricevuta fiscale. Nello specifico, avrebbe "intascato" delle somme di denaro, ma senza corrispondere la percentuale "spettante" sull'incasso. I cinque episodi contestati si sarebbero verificati presso il proprio studio privato di Gallipoli, tra il 2010 ed il 2014, dove egli aveva ricevuto alcuni pazienti. La vicenda giudiziaria, nacque dopo alcuni accertamenti di carattere economico, effettuati dalla Guardia di Finanza che porto all'iscrizione del medico nel registo degli indagati.
Invece, il difensore del 63enne Giovanni Pepe, l'avvocato Stefano De Francesco, ha chiesto il proscioglimento del proprio assistito, sia per il capo d'imputazione di truffa aggravata che per quello di peculato. Il legale ha insistito soprattutto sull'insussistenza di questa seconda ipotesi di reato. L'Asl si è costituita parte civile con l'avvocato Alfredo Cacciapaglia.
Occorre ricordare, che gli ultimi "orientamenti" giuridici della Corte di Cassazione, nel contesto delle visite intramoenia, propendono per la riqualificazione del reato di peculato in quello di abuso d'ufficio.
