Processo “Canasta” su aste giudiziarie “truccate”: reato prescritto per gli imputati e una condanna

L’operazione investigativa portò, il 22 novembre 2010, all’esecuzione di undici provvedimenti di custodia cautelare, da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce.

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Aste giudiziarie pilotate dalla criminalità organizzata, con il coinvolgimento di faccendieri, ma anche commercialisti e avvocati?

È giunta nel tardo pomeriggio di oggi, l’attesa sentenza del processo di Appello “Canasta”. La Corte ha disposto l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione (previa riqualificazione del capo di accusa per molti di essi) nei confronti di tutti gli imputati. Soltanto per Ferruccio Piscopiello 62 anni di Melissano è giunta la condanna ad una pena residuale di 3 anni e 3 mesi, riconoscendo le attenuanti generiche.

Confermate, anche se ridotte, le condanne al risarcimento del danno per tre funzionari, nei confronti di Equitalia che si è costituita parte civile, attraverso l’avvocato Antonella Corvaglia. In precedenza, invece, il vice procuratore generale ha invocato la condanna per i principali imputati (con una riduzione della pena) e la prescrizione per tutti gli altri.

In primo grado, invece, i giudici in composizione collegiale avevano inflitto: 9 anni e 6 mesi, Giancarlo Carrino 64 anni di Nardò; 3 anni di carcere per Carmelo Tornese, 69 anni; 9 anni per Luigi Dell’Anna 69 anni di Nardò; 6 anni e 2 mesi per Francesco Russo 63 anni di Nardò; 6 anni per Gregorio Mellone 63 anni di Nardò; 2 anni per Elio Dell’Anna 62 anni di Monteroni ; 3 anni per Rossana Tornese 42 anni di Lecce; 2 anni a Maria Lucia Schito 59 anni di Muro Leccese; 1 anno per Marco Palmieri, 46enne di Lecce; 1 anno e 2 mesi per Biagio Terragno, 55enne di Galatone; 1 anno e 1 mese per Francesco De Girolamo di Sava 47anni; 1 anno e 3 mesi per Rosario Bizzarro 62enne di Nardò (1 anno e 3 mesi); Pantaleo Colazzo 39 anni di Galatina, condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi e per Luigi Sparapane, 57enne di Galatina (1 anno e 6 mesi).

Occorre invece ricordare che erano stati già assolti con formula piena in primo grado: Enzo Benvenga, 73 anni di Gallipoli; Sandro Quintana, 42 anni di Gallipoli, Fabio Corvino, 48 anni di Lizzanello. Era già  intervenuta in primo grado la prescrizione del reato dunque il “non doversi procedere” per : Ubaldo Walter Ronzini, Antonio De Benedetti, 40 anni di Taviano, Evaristo De Vitis 32anni di Squinzano, Fabiola Orlando, 59 anni di Neviano e poi Antonio Tornese 49enne di Lecce, Alba Errico 52 anni di Squinzano; Maria Giovanna Pitardi 38 anni di Bagnolo del Salento; Lucio Frassanito 75 anni di Lecce; Raffaele Gambuzza 30 anni di San Cesario; Cosimo Magnolo 53 anni di Taviano; Luigi Sparapane, 57enne di Galatina; Giuseppe Erriquez, 59 anni di Nociglia.

Gli imputati rispondevano a vario titolo ed in diversa misura di: turbativa d’asta, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale; abuso d’ufficio, estorsione; millantato credito, peculato.

Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Luigi Rella, Roberto Rella, Pantaleo Cannoletta, Giuseppe Bonsegna, Luigi Corvaglia, Stefano Maggio, Umberto Leo, Michelangelo Gorgoni, Paolo Spalluto, Silvio Verri, Francesca Conte, Giuseppe Corleto, Biagio Palamà, Luigi Covella, Ladislao Massari, Cristiano Solinas, Maurizio Memmo, Luigi Suez, Anna Maria Ciardo, Paola Scialpi, Andrea Frassanito, Vincenzo Venneri, Massimo Zecca, Massimo Fasano.

Nel corso di un articolato excursus durante l’udienza del 27 gennaio 2017, il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone ha ricostruito l’intera vicenda. Anzitutto, sottolineando il contributo fondamentale delle intercettazioni, ha chiarito i ruoli assunti dai vari imputati. Carmelo Tornese era preposto alle aste giudiziarie come funzionario pubblico, seguendo “una sorta di prassi consolidata di disturbo sulla regolarità dello svolgimento, sfalsando così, il gioco della concorrenza”. Altro personaggio chiave, Giancarlo Carrino (l’avrebbe conosciuto attraverso il socio Luigi Dell’Anna) . Questi, un navigato faccendiere neretino, anzitutto, come evidenziato dalle numerose intercettazioni telefoniche, gestiva in prima persona i rapporti con i fratelli Salvatore (denominato”Nino bomba”) e Rosario Padovano.

Ma non solo, anche con commercialisti, avvocati etc. Attorno a questi due personaggi chiave dell’intera vicenda si muovevano, sempre per usare le parole del pm Mignone, “una serie di personaggi borderline sul cui ruolo assunto era difficile capire, quando si superava il confine tra lecito ed illecito”.

L’operazione investigativa “Canasta” portò, il 22 novembre 2010, all’esecuzione di undici provvedimenti di custodia cautelare, da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce. Al termine di una serie di articolate indagini durate due anni, condotte dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Lecce, vennero alla luce gli interessi della criminalità organizzata su numerosi beni mobiliari e immobiliari, dislocati nel territorio salentino.



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