
Termina con l’assoluzione della società Tap e di altri 18 imputati e nessuna condanna e con la prescrizione di una sola ipotesi di reato riguardante la violazione dei vincoli paesaggistici, il processo di primo grado sulle presunte irregolarità nella realizzazione del gasdotto che partendo dall’Azerbaijan, approda a San Foca (marina di Melendugno).
Erano in tutto 19 le persone finite sul banco degli imputati, inclusa la società Trans Adriatic Pipeline, come persona giuridica.
Il giudice monocratico Chiara Panico ha emesso un verdetto di assoluzione, per molti reati con formula piena, “perché il fatto non sussiste”, tra cui quello di inquinamento ambientale, nel primo pomeriggio di oggi.
Le motivazioni della sentenza si conosceranno entro i prossimi 90 giorni.
Nello specifico, assoluzione per Tap che rispondeva soltanto di un illecito amministrativo e per otto manager, tra cui comparivano Michele Mario Elia, 78 anni, originario di Castellana Grotte, ex country manager Tap; Gabriele Paolo Lanza, 61 anni, di Atessa (Chieti), project manager Tap. E poi per i manager della Saipem, la società appaltatrice per i lavori di costruzione del micro tunnel: Luigi Romano, 68 anni, di Siracusa; Adriano Dreussi, 62 anni, di Pagnacco (Udine); Piero Straccini, 67 anni, di Pescara; Luca Gentili, 56 anni, di Milano. Non solo,anche per Yuri Picco, 46 anni, di Villanova di San Daniele (Udine) ed Aniello Fortunato, 46 anni, di Ascea (Salerno), rispettivamente, responsabile di commessa e direttore tecnico di cantiere della Icop, la società incaricata di realizzare il pozzo di spinta. Nei loro confronti, il pm Alessandro Prontera aveva invocato la condanna a 3 anni ciascuno ed il pagamento di una multa di 66.667 euro ciascuno. L’accusa era di avere provocato «una compromissione o un deterioramento della falda acquifera contaminandola con sostanze pericolose».
Assoluzione o prescrizione in merito ad ogni accusa per Lucio Mello, 61 anni, di Veglie, titolare dell’omonima impresa con sede a Carmiano, impegnata nell’espianto e trasporto di ulivi; Massimiliano Greco, 52enne, di Arnesano, legale rappresentante dell’impresa addetta alla installazione della recinzione; Antonio Vallone, 54 anni, di Galatina, legale rappresentante della società subappaltatrice del montaggio della recinzione. E ancora, Giuseppe Mariano, 59 anni, di Copertino, direttore di cantiere della Sme strade; Giuseppe Cesario Calò, 72 anni, di San Cesario, datore di lavoro di Geoambiente srl con sede a Cavallino; Maurizio Luigi De Pascalis, 65 anni, di Galatina, rappresentante della società che ha fornito il calcestruzzo; Claudio Coroneo, 68 anni, di Galatina, amministratore dell’impresa addetta al montaggio della recinzione, e il socio Pantaleo Notaro, 64 anni, di Galatina; Alessandro Niccoli, 45 anni, di Brindisi, amministratore dell’impresa che ha eseguito i lavori; e Marco Paoluzzi, 51 anni, di Roma, direttore dei lavori.
Invece, quattro imputati sono stati prosciolti per un reato ambientale.
Il collegio difensivo
Gli imputati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Luigi ed Emma Covella, Andrea Sambati, Paola Severino, Roberto Sisto, Angelo Nanni.
In base a quanto contenuto nel capo di imputazione, le opere per la realizzazione del gasdotto sarebbero state realizzate senza seguire le indicazioni della Valutazione di Impatto Ambientale e «su aree sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico». Dunque, su zone agricole dichiarate di «notevole interesse pubblico». I lavori, inoltre, si sarebbero svolti in assenza di autorizzazioni ambientali, idrogeologiche, paesaggistiche ed edilizie.
Non solo, poiché si faceva riferimento all’espianto degli ulivi in località «Le Paesane» e all’inquinamento della falda acquifera a pochi passi dal cantiere, a causa di una mancata o incompleta impermeabilizzazione.
Come detto, il giudice ha assolto gli imputati, per quasi tutti i capi di imputazione (erano sei complessivamente). Le accuse contestate a vario titolo erano quelle di deturpamento di bellezze naturali, danneggiamento, violazione del testo unico in materia edilizia, inquinamento idrico.
Nel corso del dibattimento si sono succeduti vari giudici e sono stati ascoltati numerosi testimoni.
Comparivano in qualità di parti civili, i sindaci di Lecce ed altri comuni salentini e di numerose associazioni ambientaliste, per i quali, dunque, non è stato disposto alcun risarcimento. Va detto che il Comune di Vernole e quello di Melendugno hanno già sottoscritto un accordo con Tap, ottenendo rispettivamente, un ristoro pari a 2,1 milioni di euro e di 6 milioni di euro.
In base all’accordo i due Comuni hanno ritirato la costituzione di parte civile nel processo.
Sono assistiti, tra gli altri, dai legali Francesco Calabro, Renata Minafra, Ladislao Massari, Giuseppe Milli, Pierfilippo Centonze.