Permessi retribuiti per svolgere attività sindacale? Due medici a processo per presunta truffa all’Asl

I fatti fanno riferimento alle annualità 2016, 2017, 2018 e i due indagati “si sarebbero procurati l’ingiusto profitto di 27.919,24 euro”.

Due medici chiedono di essere giudicati con il rito abbreviato per una presunta truffa all’Asl, riguardante i permessi retribuiti per svolgere attività sindacale. Il processo verrà celebrato il 5 dicembre dinanzi al gup Angelo Zizzari. Sul banco degli imputati compaiono A. A, 70 anni di Supersano, ex segretario generale provinciale della Fimmg e S. T., 34enne originaria di Copertino. La Asl si è già costituita parte civile con l’avvocato Alfredo Cacciapaglia.

Ricordiamo che, in precedenza, il gip Laura Liguori, dopo l’udienza camerale, aveva accolto l’opposizione alla richiesta di archiviazione. Il pm Rosaria Petrolo, al termine dell’indagine, non aveva ravvisato gli elementi necessari per sostenere l’accusa in giudizio ed aveva chiesto di archiviare l’inchiesta.

Il denunciante, il dottore A. A., ex vice-segretario e vicario della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg), assistito dall’avvocato Giuseppe Corleto, si è opposto all’istanza della Procura e il gip ha disposto l’imputazione coatta per A.A. ed S.T..

Il gip Liguori sostiene che sono emersi “profili penalmente rilevanti nella condotta degli indagati, non solo da quanto rappresentato dal denunciante, ma soprattutto dalle dichiarazioni delle persone informate dei fatti e dalla documentazione acquisita dalla P.G.

I fatti fanno riferimento alle annualità 2016, 2017, 2018 e i due indagati “si sarebbero procurati l’ingiustoprofitto di 27.919,24 euro”. Secondo l’accusa, il dottore A.A. avrebbe ottenuto dalla Asl i permessi retribuiti per svolgere attività sindacale. In realtà, avrebbe indicato in sua sostituzione la dottoressa S.T, pur sapendo che si sarebbe trovata a Roma per motivi di studio. Durante le assenze, le ricette cartacee sarebbero state emesse e firmate da altri due medici. Non solo, poiché “il camice bianco” avrebbe continuato ad esercitare l’attività di medico nel suo ambulatorio privato.

I due medici indagati sono difesi dagli avvocati Silvio e Giorgio Caroli e potranno dimostrare l’estraneità alle accuse.



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