Processo ‘Vortice Dèjà-vu’: il Pm invoca oltre 600 anni di carcere per i 65 imputati

Il pm Cataldi ha ripercorso le indagini che iniziarono dopo il tentato omicidio avvenuto quattro anni fa di Marino Manca e Luca Greco, su presunto ordine del boss Sergio Notaro. Al centro dei conflitti il controllo delle attività illegali nella zona di Squinzano.

Ammontano a più di 600 anni, le pene invocate dal pubblico ministero nel processo 'Vortice Dèjà-vu' (tutti i nomi e le richieste nell'allegato in calce a questo articolo). Al termine di una dura requisitoria, il sostituto procuratore antimafia Guglielmo Cataldi ha chiesto la condanna dei 65 imputati. Dinanzi al gup Stefano Sernia si è dunque tenuto un nuovo importante capitolo del processo con il rito abbreviato, sugli affari illeciti della Scu ed i feroci contrasti all'interno del sodalizio criminale. Prima che prendesse la parola il pm, era stato sentito il terzo teste, in relazione alla richiesta di abbreviato condizionato, avanzata dall'avvocato Paolo Spalluto per Sergio Notaro. Quest'ultimo inoltre ha rilasciato spontanee dichiarazioni collegato in videoconferenza, al termine della requisitoria del pm Cataldi, negando di avere avuto il ruolo di capo clan.

Nelle scorse udienze, invece, si sono costituiti parte civile, l'Associazione Antiracket Salento, difesa dall'avvocato Cristian Covella, un imprenditore vittima di racket, difeso dall'avvocato Massimo Bellini ed alcuni personaggi di notevole spessore criminale, quali  Luca Greco, avvocato Maurizio Scardia. Oggi hanno discusso in aula proprio i difensori di parte civile, mentre nella prossima udienza, inizieranno le arringhe difensive degli avvocati dei 65 imputati.
 
Il pm Cataldi ha ripercorso le indagini che iniziarono dopo il tentato omicidio avvenuto quattro anni fa, di Marino Manca e  Luca Greco, su presunto ordine del boss Sergio Notaro, con il quale i due criminali erano in contrasto per il controllo delle attività illegali nella zona. Questa operazione investigativa, coordinata assieme ai pm Antonio Negro e Giuseppe Capoccia è stata condotta dai carabinieri del Ros di Lecce e dai militari della Compagnia di Campi Salentina. Essa consentì di svelare le attività del gruppo criminale, attivo soprattutto nello spaccio di sostanze stupefacenti (marijuana e cocaina in particolare) e nelle estorsioni ai danni degli acquirenti di partite di droga. A quelloperazione seguì, nel gennaio di quest’anno, il blitz Paco', grazie al quale fu smantellato il clan capeggiato dal boss Sergio Notaro, fino ad arrivare al blitz “Vortice Dèjà-vu ultimo atto", avvenuto a marzo.
 
Paco era il soprannome di quello che sarebbe diventato un collaboratore di giustizia: il 31 enne squinzanese, Antonio Pierri. Egli ritenuto attendibile anche oggi dal pm nel corso della requisitoria, ha svelato importanti retroscena su presunte infiltrazioni mafiose nel Comune di Squinzano. In merito a questa vicenda, la magistratura sta procedendo separatamente e risultano imputati, tra gli altri, l'ex sindaco Gianni Marra, l'ex capo della polizia municipale Antonio Schipa e l'allora consigliere comunale Fernanda Metrangolo (inoltre, nei giorni scorsi vi era stata la richiesta di scioglimento del Comune, non avallata dal ministro Alfano). Anche in merito a questa vicenda, un ruolo importante , come ha poi sottolineato il pm Cataldi oggi in aula, è stato assunto dai fratelli Pellegrino , figli dell'ergastolano 'Zu Peppu'.

Molti retroscena sui fatti di sangue sono emersi anche grazie all'intensa attività di intercettazioni ambientali nel carcere di Borgo San Nicola, chieste d'urgenza dalla Dda di Lecce e poi eseguite dal RONI (Reparto Operativo- Nucleo Investigativo dei Carabinieri) che ha permesso, infatti, di svelare alcuni retroscena sulla guerra di mafia nel Nord Salento, tra il gruppo di Notaro e quello di Marino Manca, ma anche all'interno dello stesso gruppo di Notaro, dove cominciarono a serpeggiare malumori. I militari, difatti, hanno continuato a monitorare con cimici e microspie piazzate nella sala colloqui del carcere, il 55enne di Squinzano Sergio Notaro (detto 'Panzetta') e i suoi collaboratori.

Sergio Notaro fu catturato il 2 dicembre del 2014 a Cellino San Marco, dopo un periodo di latitanza, seguendo i movimenti dei suoi sodali, Vincenzo Stippelli e Gianluca Tamborrini. Entrambi sono stati oggetto d'intercettazioni ambientali in carcere e quest'ultimo in una conversazione con la compagna, rivela di essersi 'distaccato' da Sergio Notaro.



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