La Procura ha presentato Appello contro il provvedimento del gip di revoca dei domiciliari emesso, nelle scorse ore, per l’ex sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi.
Il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone ed il sostituto procuratore Giorgia Villa hanno depositato il ricorso al Tribunale del Riesame con cui chiedono l’annullamento dell’ordinanza. L’udienza camerale è stata fissata per il 17 gennaio.
Il gip Cinzia Vergine aveva sostituito la misura degli arresti domiciliari per Pierpaolo Cariddi, con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per tre giorni alla settimana che resta tuttora valido in attesa del Riesame. Nel provvedimento si leggeva: «Rilevato che l’evoluzione procedimentale e le parallele vicende di altro procedimento insieme con quelle relative all’attività amministrativa e professionale dell’indagato, impongono una rivalutazione in concreto delle esigenze cautelari che possono considerarsi quasi scemate».
La Procura, però, sostiene nell’appello che «tale provvedimento veniva adottato senza che sul punto vi fosse istanza di parte e soprattutto senza previa acquisizione del parere del pm che mai erano stati chiamati ad esprimersi sul punto, essendo l’istanza limitata esclusivamente alla modifica del luogo di esecuzione degli arresti». Difatti la difesa di Pierpaolo Cariddi, rappresentata dagli avvocati Gianluca D’Oria e Alessandro Dello Russo, aveva presentato un’istanza di autorizzazione al trasferimento nel proprio domicilio a Otranto, a cui i pm avevano espresso parere favorevole.
Successivamente lo stesso gip, nell’ordinanza con cui rigettava l’istanza degli avvocati Viola Messa e Michele Laforgia di revoca dei domiciliari per Luciano Cariddi, faceva riferimento al fratello, sostenendo: «Il provvedimento di sostituzione della misura adottato il 30 dicembre 2022 nei confronti di Pierpaolo Cariddi è frutto di un mero errore materiale essendo stato redatto, per disattenzione, a tergo dell’istanza di Cariddi Pierpaolo, (ma con motivazione inerente ad altro coindagato che, in pari data, aveva formulato istanza di revoca di misura) che aveva invocato solo la sostituzione del luogo di esecuzione dei domiciliari e perciò senza aver acquisito al proposito, neppure il relativo doveroso parere della procura procedente».
Nelle scorse ore, intanto, la Procura ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini relativo alla maxi inchiesta “Hydruntiade“ che ha provocato un terremoto giudiziario ad Otranto. Oltre ai fratelli Cariddi risultano indagate altre 58 persone, tra cui ex dirigenti comunali ed imprenditori. Ed il gip su istanza della difesa, aveva revocato la misura del carcere, sostituendola con quella dei domiciliari, non solo per Pierpaolo Cariddi, 56 anni, ma anche per il fratello Luciano, 54 anni, ex sindaco fino al 2017.
Nel corso delle indagini sarebbe emerso un “sistema Cariddi” per il rilascio di autorizzazioni e per affidamenti di lavori anche attraverso concessioni comunali artefatte, in cambio del sostegno elettorale da parte di imprenditori amici.
I due Cariddi hanno invece riferito la loro “verità” durante l’interrogatorio fiume dell’ottobre scorso, dinanzi ai pm, durato complessivamente oltre sei ore, presso il carcere di Borgo San Nicola.
Rispondono delle accuse di associazione a delinquere, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, tentata concussione, falso ideologico.