Irregolarità nell’impianto di trattamento dei rifiuti a Presicce-Acquarica? 16 persone rischiano il processo

Rispondono a vario titolo ed in diversa misura, di attività di gestione di rifiuti non autorizzata e getto pericoloso di cose

Sedici persone rischiano di finire sotto processo nell’ambito dell’inchiesta sull’impianto di trattamento dei rifiuti speciali e liquidi, in località Spiggiano Canale a Presicce-Acquarica.

La richiesta di rinvio a giudizio porta la firma dei procuratori aggiunti Elsa Valeria Mignone e Guglielmo Cataldi. Gli imputati dovranno presentarsi il 13 settembre del 2022, dinanzi al gup Sergio Tosi per l’udienza preliminare. Il giudice dovrà decidere se accogliere l’istanza della Procura o disporre il proscioglimento dalle accuse.

Rispondono a vario titolo ed in diversa misura, di attività di gestione di rifiuti non autorizzata e getto pericoloso di cose.

Il collegio difensivo

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati: Riccardo Giannuzzi, Luigi Covella, Federico Massa, Diego Cisternino, Michele Laforgia del Foro di Bari e Carlo Raffo del Foro di Taranto.

Ricordiamo che nel novembre del 2020 venne emesso un decreto di sequestro preventivo a firma del gip Simona Panzera, eseguito dagli uomini della Polizia provinciale e dai carabinieri del nucleo forestale.

Sotto la lente della Procura è finita l’attività di recupero e smaltimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi all’interno dello stabilimento con sede a Presicce, “in assenza della prescritta autorizzazione e sulla falsa prospettazione dell’esistenza di condizioni, prescrizioni e attuazione degli adempimenti che costituiscono il presupposto per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. Ciò avrebbe permesso di ottenere “il titolo autorizzativo all’esercizio di attività di trattamento di rifiuti pericolosi e non, in assenza della preventiva approvazione del progetto di variante (da impianto di trattamento di acque di vegetazione a impianto di smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non)”.

Inoltre, dall’01.01.2018 al 14.05.2019, “attraverso l’allestimento di mezzi e attività continuative ed organizzate, avrebbero gestito e smaltito abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi e non (acque di strato associate agli idrocarburi liquidi separate dal greggio estratto dal sottosuolo, percolato di discarica, rifiuti liquidi acquosi provenienti da 58 stabilimenti, etc.), poiché conferiti dagli impianti di produzione e ricevuti dall’impianto con indicazioni di codice CER non pertinenti, attribuiti in maniera arbitraria, non attestanti l’effettiva provenienza del rifiuto, così da non rendere riconoscibile l’effettiva origine del rifiuto gestito e le sostanze pericolose in esso presenti, con elusione del limite imposto nell’Autorizzazione per la ricezione dei rifiuti pericolosi”.

Inoltre, ritiene l’accusa, essi “avrebbero gestito e mantenuto in esercizio gli impianti della sezione termica e della sezione biologica, esistenti presso la predetta discarica, con gravi carenze strutturali e con emissione di odori acri e maleodoranti e scarico nel suolo di sostanze inquinanti, attuando con ciò modalità di trattamento e smaltimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi, in palese violazione delle condizioni e prescrizioni cui erano subordinati il rilascio e l’efficacia dell’Autorizzazione Integrata Ambientale n.117/2011 rilasciata in data 18.05.2011 dalla Regione Puglia.”

Le indagini hanno preso il via dalla denuncia del sindaco di Salve Francesco Villanova e si sono avvalse della consulenza tecnica di Mauro e Cecilia Sanna.

Sarà adesso un giudice a dover vagliare la sussistenza delle accuse.

(Immagine di repertorio)



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