Scelgono location di lusso per il ricevimento, ma non pagano. Coppia di sposi sotto processo

È iniziato ieri mattina, il processo a carico di una giovane coppia di sposi di Taviano che avrebbe sottoscritto un contratto con i proprietari di Villa Vergine per l’organizzazione di un lussuoso ricevimento, dissimulando, secondo l’accusa, il proprio stato di insolvenza.

Avrebbero prima concordato, firmando il contratto e poi tenuto regolarmente il ricevimento del proprio matrimonio in una location di lusso, ma dopo diverse sollecitazioni dei proprietari della struttura a pagare il dovuto, sarebbero risultati sprovvisti della somma necessaria.
 
Il 26enne Vincenzo Ricchiuto e la 25enne Agata Antonella Zompi, entrambi di Taviano, sono finiti sotto accusa per il reato di "insolvenza fraudolenta" e ieri mattina, dinanzi giudice monocratico Maria Pia Verderosa della Seconda Sezione, è iniziato il processo. Il magistrato ha pronunciato l'accoglimento di parte civile, nella persona del dott. Fabio Vergine, amministratore e legale rappresentante della società Villa Vergine s.r.l. di Cutrofiano.  
 
I coniugi di Taviano, difatti, nel settembre del 2011 avevano stipulato un regolare contratto con la società Villa Vergine s.r.l. per l'organizzazione ed esecuzione del proprio banchetto nuziale, versando una caparra di 2.000 euro per la quale veniva emessa regolare fattura. Al termine del ricevimento, tenutosi nel settembre dell'anno dopo, gli sposi non saldarono il conto (una cifra di poco superiore ai 10.000 euro) come da accordo contrattuale, ma si congedarono con la promessa di ritornare quanto prima, per pagare quanto dovuto.
 
Passati alcuni giorni, l'amministratore di Villa Vergine contattò telefonicamente la coppia che promise di provvedere al pagamento quanto prima, poiché la pratica di finanziamento che avevano avanzato presso una finanziaria, stava per concludersi; inoltre diedero ampie rassicurazioni sulla questione, in virtù del contratto a tempo indeterminato di Ricchiuto, dipendente di una officina meccanica.
 
Dopo aver atteso altro tempo invano, l'altro amministratore, il dott. Girolamo Vergine, assieme al responsabile contabile della società raggiunse i giovani sposi presso la propria abitazione. Qui apprese che la coppia non aveva i soldi per onorare l'impegno preso, né aveva "acceso" alcun finanziamento per ottenerla.
 
A  questo punto la Vergine s.r.l. si sarebbe rivolta al tribunale civile per il recupero delle somme e già in questa sede, sarebbe emersa la dissimulazione portata avanti da Ricchiuto e la Zompi del proprio stato d'insolvenza. I coniugi sarebbero stati, secondo gli amministratori della società, perfettamente a conoscenza del fatto che Villa Vergine fosse una location di lusso e come tale richiedesse un pagamento "oneroso"; i due, dunque, avrebbero scelto deliberatamente e ben consapevoli di non potersi premettere un ricevimento del genere, di sottoscrivere ugualmente il contratto.
 
Gli amministratori, sulla base di queste convinzioni, decisero allora di sporgere denuncia presso la Procura di Lecce nel febbraio 2013 ed il pubblico ministero Donatina Buffelli aprì un'inchiesta.



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