Scioglimento Comune di Parabita per presunte infiltrazioni mafiose: il TAR accoglie il ricorso del Sindaco

I giudici del Tar Lazio hanno accolto le ragioni dei ricorrenti, tra cui il Sindaco di Parabita Alfredo Cacciapaglia. Sono assistiti dagli avvocati Pietro Quinto e Luciano Ancora.

Il Tar Lazio accoglie il ricorso presentato dal Sindaco di Parabita, Alfredo Cacciapaglia contro il provvedimento di scioglimento del Consiglio comunale per presunte infiltrazioni mafiose.

Il Collegio, in una precedente udienza, aveva emanato un’ordinanza istruttoria per chiedere ulteriore documentazione. In queste ore è arrivata la decisione con cui i giudici che accolgono le ragioni dei ricorrenti, assistiti dagli avvocati Pietro Quinto e Luciano Ancora. Oltre al “primo cittadino”, anche il vicesindaco Sonia Cataldo; l’assessore al Lavori Pubblici Biagio Coi; il presidente del consiglio comunale Pierluigi Leopizzi; i consiglieri Gianluigi Grasso e Tiziano Laterza.

I fatti

Ricordiamo che nel luglio dello scorso anno si era insediata, infatti, la commissione straordinaria, con decreto del Presidente della Repubblica. La nomina avvenne dopo la decisione del Governo su proposta del Ministro dell’Interno Marco Minniti, di sciogliere il consiglio comunale salentino per infiltrazioni mafiose.
Il Prefetto di Lecce, su autorizzazione del Viminale, aveva nominato la commissione di accesso agli atti amministrativi. Il pool aveva passato al setaccio l’intera l’attività dell’amministrazione e i risultati, scritti nero su bianco su una relazione, vennero consegnati nelle mani di Claudio Palomba. Relazione finita poi sulla scrivania del Ministro, con l’epilogo ormai noto.

L’arresto del vicesindaco

Su tale decisione ha avuto certamente un peso decisivo l’arresto del vicesindaco Giuseppe Provenzano, il «santo in paradiso» come lui stesso si è definito in un’intercettazione, nell’ambito dell’operazione “Coltura” del 2015 con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

Il Collegio del Tar, in particolare sottolinea come” emerge il coinvolgimento diretto del solo vicesindaco, già assessore, e per eventi tutti anteriori alla data delle nuove elezioni del 2015, per cui l’attenzione dell’Amministrazione procedente non si era soffermata su eventi riconducibili alla consiliatura sciolta, ma ad eventi precedenti che riguardavano per lo più, semmai, la precedente, sia pure poi confermata politicamente dagli elettori.”

Le parole dell’avvocato Quinto

«Giustizia è fatta» è il commento dell’Avvocato Pietro Quinto che insieme al collega Luciano Ancora ha difeso il Primo Cittadino e i Consiglieri Comunali interessati.

«In termini istituzionali – ha dichiarato Quinto sottolineando come la sentenza del TAR sia particolarmente rilevante sia sotto il profilo giuridico che sotto quello istituzionale – lo scioglimento del Consiglio Comunale è un atto straordinario perché incide su una delle istituzioni fondamentali della Repubblica Italiana. Come si legge nella Carta Costituzionale, infatti, la definizione della Repubblica comprende innanzitutto il Comune, quale luogo dove si esprime nella forma più diretta la volontà popolare. Perché lo Stato possa intervenire sciogliendo il Consiglio Comunale devono sussistere elementi certi e indiscutibili che dimostrino come la gestione amministrativa dell’Ente sia effettivamente inquinata o possa esserlo per effetto di infiltrazioni malavitose. Nel caso di Parabita non solo non vi era stata questa dimostrazione ma si era disconosciuto il ruolo di alta professionalità svolto dal Sindaco , professionista affermato, che esercita l’attività di avvocato, eletto ben 2 volte alla carica sindacale e nei confronti del quale alcun addebito era stato mai sollevato in qualsiasi sede».

Nel ricorso al TAR, infatti, è stata evidenziata la carenza di tutti i presupposti di fatto e di diritto per l’adozione del grave provvedimento. In particolare, gli avvocati hanno documentato i vizi del procedimento derivanti dal forzato collegamento tra i fatti oggetto delle indagini penali riguardanti un’ampia zona del territorio del Sud Salento e le vicende amministrative del Comune, senza che fossero individuati atti e procedimenti che attestassero un condizionamento della complessiva attività amministrativa del Comune.

«Era quindi evidente una contraddizione in termini perché in assenza di qualsivoglia contestazione nei confronti di un Sindaco autorevole non si poteva poi ritenere che quello stesso Sindaco potesse consentire anche involontariamente una qualche forma di inquinamento dell’attività amministrativa», continua Quinto.

«Sotto il profilo strettamente giuridico – si legge – le censure sollevate dalla Commissione di indagine su singole vicende amministrative si erano dimostrate del tutto insussistenti, come ad esempio la vicenda del mancato sgombero di due abitazioni di case popolari, dimenticando che la competenza non appartiene al Comune bensì all’istituto gestore degli alloggi, e che ancora oggi, a distanza di un anno dall’insediamento dei Commissari, lo sgombero non è neppure avvenuto».

«Eclatante era poi la vicenda della gestione del servizio di nettezza urbana perché – come si è dimostrato in giudizio – la relazione della Commissione aveva ignorato del tutto le iniziative assunte da Cacciapaglia per sollecitare l’Ambito Ottimale comprendente il territorio del Comune di Parabita (ARO 9) affinché venisse pubblicato il bando per l’affidamento del servizio. Ed anzi, proprio a seguito delle diffide ed iniziative del Sindaco era intervenuta l’ANAC per sollecitare i comuni dell’ARO 9 ad indire la gara d’appalto. Circostanza questa che a tutt’oggi non ha trovato una soluzione definitiva».

«La soddisfazione – conclude Quinto insieme all’Avvocato Ancora – per il positivo esito del giudizio non è solo di natura professionale ma è anche personale per il rapporto di colleganza ed amicizia con l’Avv. Alfredo Cacciapaglia».

18 maggio 2018, il Prefetto non si appella. L’aggiornamento

Il prefetto di Lecce, Claudio Palomba, ha scelto di non presentare ricorso e così il Consiglio comunale di Parabita resta in carica.

“Non essendo stato proposto il ricorso d’appello dell’Avvocatura Generale, deve ritenersi definitiva la sentenza del Tar Lazio, che, annullando il decreto di scioglimento del Consiglio comunale di Parabita per presunte infiltrazioni mafiose, ha reintegrato la piena legittimità e funzionalità dell’Amministrazione Cacciapaglia” spiega sempre l’avvocato Pietro Quinto.



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