Sospensione dell’ex direttore generale della Asl di Lecce, Rodolfo Rollo. La difesa si rivolge al Riesame

L’avvocato Massimo Manfreda ha depositato il ricorso contro l’ordinanza del gip che disponeva la misura interdittiva della sospensione dall’incarico per un anno

L’ex direttore generale della Asl di Lecce, Rodolfo Rollo chiede al Riesame, attraverso il proprio legale, la revoca della sospensione.

Nelle scorse ore, l’avvocato Massimo Manfreda ha depositato il ricorso contro l’ordinanza del gip Simona Panzera che disponeva la misura interdittiva della sospensione dall’incarico per un anno nei confronti del 61enne di Cavallino, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Alessandro Prontera. L’ordinanza è stata eseguita il 26 ottobre dai militari della Guardia di Finanza di Lecce. Ed in seguito, il legale di Rollo ha impugnato il provvedimento. L’udienza dinanzi ai giudici del Tribunale del Riesame, verrà fissata nelle prossime ore.

Le accuse

Rodolfo Rollo è accusato di corruzione impropria per aver “favorito” l’accordo per l’acquisto delle prestazioni dialitiche del Centro “Santa Marcellina” dell’ospedale Panico di Tricase, diretto da Suor Margherita, attraverso l’intermediazione di Salvatore Ruggeri che era, all’epoca dei fatti, assessore regionale al Welfare. In cambio avrebbe ottenuto come “favore” l’assunzione del figlio al Cardinal Panico di Tricase a tempo pieno e determinato (a decorrere dal 30 settembre 2019) previa nuova attivazione di una funzione di ‘ingegneria clinica’ cui veniva appositamente destinato con incarico di dirigente professionale ingegnere (prorogato sino al 30 settembre 2022). Raggiunto dalla richiesta di applicazione della misura interdittiva, Rollo si è dimesso dall’incarico di direttore generale della Asl, passando a ricoprire l’incarico di direttore del distretto di Lecce.

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia dinanzi al gip, Rodolfo Rollo ha respinto le accuse escludendo forzature e precisando che l’iter per l’accreditamento degli ambulatori per la dialisi è stato legittimo. Così come, a suo dire, anche l’assunzione del figlio non sarebbe stato il frutto di scambio di favori.

Ora si attende l’udienza dinanzi ai giudici del Riesame.

 

 

 



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