Era accusata di aver “sottratto” un’ingente somma di denaro ad un dirigente medico in pensione, affetto da problemi di salute, con cui aveva intrecciato una relazione extraconiugale.
Il giudice monocratico Bianca Todaro ha inflitto la pena di 3 anni di reclusione nei confronti di A.C., un’infermiera 64enne del circondario di Maglie, all’epoca dei fatti in servizio a Gallipoli, con l’accusa di circonvenzione d’incapace.
Disposto anche il sequestro conservativo degli immobili all’imputata ed il risarcimento del danno, in separata sede, oltre ad una provvisionale di 50mila, a favore dei familiari del medico che si sono costituiti parte civile con l’avvocato Luigi Suez.
Nella scorsa udienza, invece, il pubblico ministero ha invocato la pena di 3 anni e 6 mesi.
Sempre venerdì scorso, si è tenuta la discussione in aula. Il difensore dell’imputata, l’avvocato Fernando Barbara, ha invocato l’assoluzione della donna, sottolineando la mancanza di prove, soprattutto, in merito ai movimenti di denaro e alle operazioni con cui, secondo l’accusa, sarebbe stata sottratta la somma complessiva di circa 250mila euro.
Durante il dibattimento, sono stati ascoltati anche alcuni colleghi di lavoro e dei periti contabili.
I fatti contestati risalirebbero ad oltre dieci anni fa. Il medico gallipolino e l’infermeria si sarebbero conosciuti presso una struttura sanitaria e ben presto sarebbe nata una relazione sentimentale extraconiugale. Successivamente, il “camice bianco” andò in pensione e la donna, secondo la Procura, avrebbe messo in atto il proprio piano “truffaldino”, approfittando del suo stato di salute instabile.
Avrebbe iniziato a gestirne il denaro così che i versamenti dell’amante, relativi a somme importanti, sarebbero confluiti sul proprio conto corrente.
Ad un certo punto, la moglie del medico si sarebbe accorta del “buco” di decine di migliaia di euro, nel patrimonio del marito. Avrebbe così sporto formale denuncia e ben presto sarebbero scattati i primi accertamenti investigativi.
