Truffa all’ex segretario Starace? Scagionato Savino Tesoro

Archiviato dal Gip, Carlo Cazzella, il procedimento legato al licenziamento dell’ex segretario generale della società giallorossa. L’inchiesta era nata da una denuncia fatta dallo stesso Starace

In attesa di tornare a vincere sul campo, visto l’inizio di campionato con poche soddisfazioni e tante incertezze, il Patron del Lecce Savino Tesoro riceve una buona notizia giudiziaria e vince un’importante partita legale. Non ci fu alcuna truffa da parte del presidente giallorosso nel momento in cui decise di licenziare il segretario generale Adolfo Starace.

Così, come chiesto dal sostituto procuratore Stefania Mininni, è stato archiviato il procedimento avviato nei confronti del dirigente barese. Questo almeno secondo il giudice per le indagini preliminari, Carlo Cazzella. Il licenziamento di Starace si basò sull’esigenza di ridurre i costi, in particolare quelli relativi al personale, dopo la mancata promozione in Serie B alla fine della stagione 2012/2013. La squadra rimase in Lega Pro e la famiglia Tesoro fu costretta a rivedere ulteriormente l’organigramma societario.

L’inchiesta nacque proprio in seguito alla denuncia presentata da Starace che fu licenziato dopo che per 30 anni aveva ricoperto il ruolo di segretario generale. È vero però che, dopo il trasferimento delle quote societarie nelle mani dei Tesoro, l’ex dipendente accettò una decurtazione temporanea dello stipendio per favorire il risanamento del bilancio. Dopo questo periodo il segretario, il 26 luglio 2013, fu licenziato e denunciò il Patron leccese per truffa. I magistrati, però, non l’hanno ritenuta tale.

“L’accordo sulla riduzione dello stipendio ed il successivo licenziamento del luglio 2013 non devono essere posti per forza in collegamento. Va infatti rilevato che all’esito di quei play off i giallorossi rimasero in Lega Pro e quindi hanno dovuto rivedere molte cose sotto la voce “entrate” ed “uscite”. Adolfo Starace può tutelare la sua posizione di lavoratore nelle sedi competenti, ma non può pretendere di strumentalizzare il suo diritto a conservare il posto e l’originaria retribuzione nella società calcistica adombrando assurde ipotesi di reato”. Questo è quanto si legge dalla nota emessa dal Gip.