‘Purtroppo non ci sono novità e io non torno indietro sulle mie decisioni’, Savino Tesoro a tutto campo

Il patron del Lecce prende in esame tutte le possibilità che si sono affacciate in queste settimane di cedere la società di Piazza Mazzini. Tante parole, ma pochi fatti. Da Barba a Ferrero, da Corvino ad Ingrosso, passando per Sticchi Damiani fino a Lippolis e Fattizzo.

Cominciano i giorni di passione per il calcio leccese. Era prevedibile che così fosse ed infatti così sarà. Dopo la conferenza stampa di Patron Savino in cui comunicava di aver deciso definitivamente di farsi da parte, di lasciare dopo tre anni la guida della società di Piazza Mazzini e di non iscrivere la squadra al campionato di Lega Pro, attendendo l’arrivo di nuove cordate interessate a rilevare le sorti della squadra leccese, sono arrivati una serie di interventi, richieste, interessamenti, abboccamenti, ma…

Niente di serio, niente di concreto, però, come avevamo anticipato nell'articolo di questa mattina su leccenews24.it. E del resto è impensabile che in pochi giorni si possano acquistare e vendere società di calcio, accollandosi i debiti ed i crediti (certamente inferiori ai debiti…). Ci vuole tempo, ma il tempo manca (insieme ai soldi. Quindi mancano già tempo e soldi!).

Nei giorni scorsi si era registrato l’intervento del petroliere jonico Vincenzo Barba che aveva invitato l’imprenditore di Spinazzola a non demordere, dando la sua disponibilità a creare un tavolo di imprenditori locali che possano nel breve futuro affiancare proprio i Tesoro nella gestione dispendiosa di una squadra di vertice nel campionato di Lega Pro, ma anche qui serve tempo per mettere in piedi una trattativa per definizione lunga e complessa. Non è cosa che si possa fare nel tempo di un caffè.

Oggi Savino Tesoro, che vede arrivare a velocità sostenuta il 30 giugno, per lui la deadline dell’esperienza calcistica nel Salento e non registra passi in avanti in qualsiasi trattativa, nel timore poi di lasciare i giallorossi in categorie dilettantistiche, spinge il piede sull’acceleratore della comunicazione, prova a fare il punto della situazione e comincia ad avvertire la collettività.

Innanzitutto sulla proposta del Senatore Vincenzo Barba, al momento la pista più plausibile, viste le potenzialità economiche dell’imprenditore jonico, la sua esperienza nel mondo del calcio (qualche anno fa porto il Gallipoli dai Dilettanti alla serie B), il suo radicamento professionale ed istituzionale sul territorio. Insieme, Barba e Tesoro, condividono lo scarso appeal di gestioni affidate ad associazioni di tifosi. Per fare calcio, dicono all’unisono, ci vogliono i soldi ed i soldi possono metterli in campo soltanto imprenditori di un certo livello.

“L’On. Vincenzo Barba è, sicuramente, una persona che ha le capacità economiche per sostenere una squadra di calcio importante come l’US Lecce. Ha detto che mi contatterà a brevissimo per espormi i suoi intendimenti ed i suoi progetti. Attendo con impazienza quel momento, a lui, sicuramente, non chiuderò la porta, tra l’altro è una persona che ha avuto una importante esperienza nel mondo del calcio, perciò, potrebbe essere più facile focalizzare gli obiettivi.”

Ma se la proposta di Barba deve essere tutta da costruirsi, ben diversa è la valutazione che Patron Savino fa su tutti gli altri papabili pretendenti che, a suo dire, si sono fatti vivi più sui media che con lui al fine di trattare la benedetta o maledetta cessione.

E così, sulle buone intenzioni di fare calcio nel Salento di cui tanto si era parlato nei giorni scorsi da parte dell’imprenditore cinematografico e patron della Sampdoria, Massimo Ferrero, Savino Tesoro getta acqua sul fuoco dei possibili entusiasmi: “Sembrava che volesse comprare il Lecce in mezz’ora, poi è sparito ed ho letto sui giornali che voleva comprare anche il Benevento, il Cosenza, il Piacenza ed il Messina.”

Il Presidente del Lecce si sofferma anche sull’ipotesi Pantaleo Corvino: “Non conosco Corvino e non ho mai parlato con lui. Quello di Corvino è un nome che in questi tre anni è sempre stato ricorrente. Se dovesse avere un interesse vero per rilevare l’US Lecce può contattarmi tranquillamente in maniera diretta.

Ma è sugli imprenditori salentini che Tesoro getta la croce dell’inconsistenza progettuale. Di nomi tanti, ma di fatti concreti nessuno. Se non si portano i soldi al Patron del Lecce, come si può pensare di sedersi a parlare di calcio?

L’idea di Amorino Ingroso cade quindi appena si fa il suo nome: “Il problema è che Amorino Ingrosso non sta parlando dell’US Lecce, ma di un altro Lecce, quindi non deve discuterne con me. Non esiste un Lecce senza debiti, crediti e giocatori, quindi non saprei cosa rispondere. Probabilmente dovrebbe mandare una lettera a Babbo Natale ed inserire quello che sostiene nella lista dei desideri. Ho rilevato la società dai Semeraro con i suoi debiti, i suoi crediti e con i suoi giocatori, come, probabilmente, lui stesso fece con Jurlano. Pur non avendo nulla contro il Sig. Ingrosso, lui parla di una situazione irreale. Aggiungo, inoltre, che trovo assolutamente ridicolo il fare presunte trattative a mezzo stampa.

Quindi arriva il turno dell’avvocato leccese Saverio Sticchi Ddamiani, persona vicina alla società che sta provando in tutti i modi a costruire una cordata di imprenditori che vogliano investire nel calcio. Tesoro è lapidario: “Ad oggi il suo mi sembra un tentativo di mettere insieme diversi imprenditori del posto e non e se riuscirà nel suo intento ne sarò felice.”

Per non parlare poi delle cordate Lippolis-Milani e Fattizzo-Morabito. Anche qui per Savino Tesoro si rasenta l’inconsistenza nella trattativa. Il Presidente del lecce cita fatti, numeri e date. L’interesse sembra essersi smorzato: “Lippolis l’ho incontrato due volte presso lo studio dell’Avv. Pezzuto ed era accompagnato dal Sig. Moschettini, che mi diceva di essere interessato a diventare socio di minoranza di questa presunta cordata romana. Avevo chiesto loro il deposito cauzionale ed avevamo convenuto due date in cui si sarebbero dovuti presentare alla Banca Popolare di Bari con le suddette garanzie, ma hanno mancato tutti e due gli appuntamenti e poi non li ho più sentiti. Morabito non l’ho mai visto e Fattizzo l’ho incontrato una volta e mi disse che da li a breve mi avrebbe fatto avere il deposito cauzionale, mai più sentito neanche lui.”

L’impressione è che di questi interventi ce ne saranno tanti, forse troppi. Il calcio ha bisogno di tempo, di soldi e di silenzio. Merce rara in questi giorni difficili.



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