Alla fine del primo tempo già si stavano stilando le classifiche del girone C di Lega Pro ed il Lecce era bell’e messo. Terzo posto, un punto dietro la Salernitana e due dietro il Benevento, ma con la Juve Stabia messa alle spalle. La giornata si dimostrava di quelle favorevoli: la Paganese aveva fermato il Benevento, il Foggia aveva spaventato la squadra di Castellamare di Stabia. Insomma, toccava solo al Lecce.
Ed i giallorossi nel primo tempo erano stati spettacolari al Via Del Mare: cinici e cattivi, sportivamente parlando. Il Catanzaro era andato in confusione, due gol sul groppone e la paura di prestare il fianco ai micidiali contropiedi dei giallorossi pugliesi nella seconda frazione al primo abbozzo e al primo accenno di un’eventuale replica.
Ma ad un certo punto arriva il black out mentale. Lerda toglie il pericolosissimo Doumbia per inserire Carrozza, ancora non al meglio, come si sarebbe visto per tutta la rimanente sfida.
E poi, peggio ancora, via Della Rocca dentro Vinetot, quando tutti si sarebbero aspettati il Capitano Fabrizio Miccoli che da solo poteva mettere in difficoltà l’’intera retroguardia calabrese.
Invece il tecnico di Fossano sceglie Vinetot per cautelarsi ancor di più, ma cautelandosi si chiude definitivamente e lascia che la paura per la rimonta dopo il gol di Ilari si trasformi in autentica fobia.
Il resto lo fa il caso con il gol di Maiorano, bello ma trovato.
Certo la sfortuna è qualcosa che se te la tiri addosso non puoi recriminare. A Lerda i tifosi negli innumerevoli post di commento alla cronaca della partita rimproverano l’atteggiamento rinunciatario degli ultimi venti minuti, il mancato utilizzo di Miccoli, l’inutile difensivismo contro una squadra evidentemente in crisi. Per carità nulla è perduto, ma gli anni trascorsi insegnano che ogni treno che si perde è un passo indietro verso la meta finale.
