‘Chiamo dalla Questura, vi dobbiamo arrestare’. L’intercettazione chiude il cerchio sulla banda delle prostitute

Tre prostitute nigeriane sono state sequestrate, portate in luoghi isolati in campagna, violentate per ore, picchiate selvaggiamente e infine derubate da quattro cittadini rumeni, fermati questa mattina in un blitz della squadra mobile della Polizia.

Sapevano esattamente dove trovarle, nella zona di piazzale Rudiae a Lecce. Lì, in una delle tante strade del capoluogo barocco che di notte si tinge di ‘proibito’, lì dove erano costrette a vendere il loro corpo. E non era neppure così difficile avvicinarle: bastava utilizzare la classica scusa di una prestazione sessuale a pagamento e via, il gioco era fatto. Ma quando le prostitute salivano in macchina per loro iniziava un incubo a occhi aperti, fatto di soprusi e violenze perpetrate per ore lontano da occhi indiscreti come se praticare il mestiere più antico del mondo, non volendo, da solo non bastasse.
 
 Almeno tre le vittime accertate, tutte di nazionalità nigeriana e con un’età compresa tra i 30 e i 35 anni, finite alla mercé di quattro cittadini rumeni, fermati all’alba di questa mattina dalla squadra mobile della Questura di Lecce, prima ancora che potessero scappare (i quattro tutti senza fissa dimora stavano progettando di allontanarsi del Salento, da qui è nato il blitz degli agenti della Squadra Mobile di Lecce, diretti dalla dottoressa Sabrina Manzone). E almeno tre gli episodi (il 28 gennaio, il 6 ed il 9 febbraio) che gli inquirenti sono riusciti a ricostruire portando alla luce tutti i più squallidi particolari.
   
Il modus operandi della banda, infatti, era più o meno sempre lo stesso.  Le donne venivano adescate tutte nella stessa zona, piazzale Rudiae appunto. Una volta convinta la vittima di turno a salire in macchina, una Mazda di colore bianco, si dirigevano verso le campagne di Gallipoli. Raggiunto un luogo isolato, ogni volta sempre diverso, la malcapitata era costretta ad avere rapporti sessuali, anche per diverse ore. Ininterrottamente, a turno, la poveretta veniva violentata con modalità anche efferate dai quattro mentre noncuranti bevevano birra, sniffavano cocaina e fumavano marijuana. C’è stato un caso in cui i rumeni non hanno esitato a stringere intorno al collo della loro preda un cavetto elettrico, usato a mo’ di cappio, per impedirle di reagire. Una volta soddisfatte le loro voglie, le riaccompagnavano a Lecce, non prima di averle sottratto i compensi della serata, che fruttavano ai malviventi dai 300 ai 500 euro.
 
Alla fine il giro pericoloso e perverso della banda è stato scoperto, quasi per caso. Tutto è nato all’inizio di febbraio quando una pattuglia ha notato una donna di colore stesa per terra, mentre due connazionali cercavano di prestarle soccorso. La guancia sinistra gonfia, il labbro inferiore intriso di sangue, priva di sensi distesa all’interno del distributore IP dove si era accasciata, tanto che è stato necessario l’intervento del 118. Una volta ripresa dal malore, la donna aveva raccontato agli agenti di essere stata rapinata e anche le ‘amiche’ avevano confermato la versione aggiungendo di averla vista salire su un’auto di colore bianco. La stessa scena si è ripetuta qualche giorno dopo, ma questa volta, un amico della straniera aggredita che aveva chiamato la Polizia, era riuscito ad appuntarsi parte della targa della vettura, anche in questo caso bianca. Una macchina come quella descritta e dello stesso colore, era stata poi notata da una pattuglia della sezione Volanti. Dentro 3 uomini intenti a contrattare prestazioni sessuali con una prostituta di colore, che nel vano tentativo di eludere il controllo si sono beccati una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale.
 
È stato sufficiente mettere ogni tassello al suo posto per ricostruire un quadro terrificante. Nonostante le vittime in un primo momento abbiano negato di aver subito una violenza sessuale, le loro testimonianze si sono rilevate decisive. Alla fine, hanno deciso di parlare e raccontare l’inferno vissuto.
 
Tre dei quattro rumeni sono stati individuati quasi subito. Si tratta del 27enne Robert Catalin Badica, Ion Munteanu, 26enne e Andrei Gabriel Jlie, 23enne. Più difficile, invece, risalire al quarto componente Valentin Stanescu, 31enne, su cui è stato chiuso il cerchio grazie ad una serie di intercettazioni telefoniche. A tradirlo una chiamata fatta ad un connazionale in cui ha finto di essere della Polizia: “Chiamo dalla questura di Lecce, dovete venire perché vi dobbiamo arrestare”. A borgo San Nicola ci è finito davvero, insieme ai suoi brutali ‘colleghi’. Ora dovranno rispondere dell’accusa di associazione per delinquere finalizzata al sequestro di persona e alla violenza sessuale, lesioni e rapina.
 
Il Sostituto Procuratore della Repubblica che ha coordinato le indagini è la dottoressa Francesca Miglietta.
 



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