“Spillò” i soldi ad una donna affetta da deficit mentale? Amministratore di sostegno condannato a 3 anni

Il giudice Sergio Tosi ha anche disposto il risarcimento del danno di 10mila euro in favore della parte civile. L’imputato è stato, invece, assolto dal reato di favoreggiamento di permanenza illegale di un clandestino.

Avrebbe approfittato dell’infermità di una signora di cui si sarebbe dovuto prendere cura, per “spillarle” denaro. Il 60enne Mauro D’Elia, di Squinzano, è stato condannato a 3 anni per il reato di circonvenzione d’incapace aggravata dall’abuso dei poteri.

Il giudice Sergio Tosi della prima sezione monocratica ha anche disposto il risarcimento del danno di 10mila euro a favore della vittima, costituitasi parte civile. L’imputato è stato, invece, assolto dal reato di favoreggiamento di permanenza illegale di un clandestino.

Secondol’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Roberta Licci, D’Elia che era stato nominato “amministratore di sostegno” di una 57enne di Calimera (l’uomo assunse questo ruolo per l’interessamento di una badante), nel gennaio 2012, avrebbe approfittato della sua malattia, essendo affetta da un deficit intellettivo.

D’Elia, un libero professionista che si occupa di pratiche sull’immigrazione, la indusse a sottoscrivere un “contratto di soggiorno per lavoro subordinato domestico” (finalizzato all’emersione dal lavoro irregolare) a favore di un tal B.S. si origini indiane. Per far ciò, convinse a recarsi con lui in Prefettura, per firmare una domanda che le avrebbe, a suo dire, permesso di ottenere un contributo gratuito di 1.000 euro. Con la promessa che questa cifra, le avrebbe consentito una vacanza a Matera!

La documentazione richiedeva anche un’autocertificazione sugli obblighi di natura fiscale e delle retribuzioni corrisposte. In merito a questo secondo punto, la signora ricevette nel settembre 2013, una richiesta dall’INPS di pagamento dei contributi non versati a favore di B.S (corrispondente a circa 1.000 euro).

A quel punto, il suo nuovo amministratore di sostegno, richiese all’INPS, la documentazione relativa alla posizione “contributiva” della signora. Sarebbero così venuti fuori alcuni bollettini postali relativi al pagamento di 2.000 euro. Inoltre sarebbe risultato come la signora dovesse versare altri 1.000 (per un danno economico complessivo di 3.000 euro).

L’inchiesta prese avvio dalla denuncia presentata dalla 57enne di Calimera, assieme alla nuova amministratrice di sostegno.

L’imputato è difeso dall’avvocato Francesca Conte che ha sostenuto, nel corso della discussione in aula, come non sia stata effettivamente accertata l”‘incapacità” della signora e dunque lo stato d’infermità. Una volta depositate le motivazioni della sentenza, il legale farà ricorso in Appello.

La parte civile è, invece, assistita dall’avvocato Viola Messa. La signora, vittima del raggiro, è stata anche ascoltata in udienza, e nonostante le difficoltà espressive, ha confermato le accuse.



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