Maltrattamenti in una scuola materna, condanna confermata in Appello per la maestra di Trepuzzi

È stato riconfermato anche il risarcimento del danno per tre alunni, costituitisi parte civile attraverso i genitori. L’inchiesta è stata condotta dal sostituto procuratore Roberta Licci.

Condanna confermata in Appello, per la maestra di Trepuzzi accusata di maltrattamenti verso alcuni bambini di una scuola materna.

La Corte ha inflitto, come in primo grado, la pena di 3 anni e 6 mesi, nei confronti di M.R.P. 55enne trepuzzina. È stato riconfermato il risarcimento del danno per tre alunni, costituitisi parte civile attraverso i genitori. Per uno di essi, assistito dall’avvocato Ester Nemola, si tratta della somma di 15mila (assieme al Miur, in qualità di responsabile civile). Altri due, riceveranno, invece, un risarcimento di 12mila euro ciascuno.  Sono difesi dai legali Giuseppe Lefons e Salvatore Arnesano.

Anche il Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca si era costituito parte civile. Ad esso, spetterà un risarcimento di 10mila euro.

L’imputata rispondeva dei reati aggravati di maltrattamenti e violenza privata. È difesa dagli avvocati Antonio Savoia e Marco Pezzuto.

Le accuse

L’inchiesta è stata condotta dal sostituto procuratore Roberta Licci.

La maestra, all’epoca dei fatti in servizio presso una Scuola Materna di Surbo, durante l’anno scolastico 2010/2011, avrebbe pronunciato in svariate occasioni, parolacce ed offese in dialetto nei confronti dei bimbi. Inoltre, più di una volta, avrebbe percosso gli scolari con schiaffi e altri colpi “proibiti”. Tra le vittime anche un bambino straniero, verso il quale avrebbe pronunciato la frase “Tantu quistu nu capisce”.

In un’occasione, addirittura, avrebbe colpito un alunno con una matita appuntita, tanto da provocargli un buco sulla mano e la fuoriuscita di sangue. Non solo, poiché la maestra avrebbe obbligato un altro bambino a restare chiuso nel bagno, come punizione qualora si fosse fatto addosso i propri bisogni. Infine avrebbe costretto uno scolaro a recuperare una polpetta da terra e a mangiarla.

Nel corso del dibattimento, fra i vari testimoni è stata ascoltata la preside della scuola e di un altro istituto di Bari dove la docente aveva prestato servizio. Hanno dichiarato che molti genitori si erano lamentati dei suoi comportamenti quanto meno irrituali. Sono stati sentiti anche diversi genitori ed una psicologa che hanno confermato le accuse.

Il processo di primo grado, celebrato dal giudice monocratico Maddalena Torelli, si è concluso con la condanna della maestra, alla pena di 3 anni e 6 mesi.



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