‘Striscione sessista, i dirigenti non si sono dissociati dai tifosi’. Mano pesante del Giudice Sportivo sul Città di Gallipoli

La I Sezione della Corte Federale d’Appello della Figc inasprisce i provvedimenti della Procura Federale Interregionale contro l’Asd Città di Gallipoli.

La I Sezione della Corte Federale d’Appello della Federazione Italiana Gioco Calcio non solo conferma ma addirittura inasprisce i provvedimenti della Procura Federale Interregionale contro l’Asd Città di Gallipoli che vede il suo campo squalificato per 4 partite (anziché 3) oltre ad un’ammenda che passa da 1.000 a 1.500 euro. Maledetti furono lo striscione ed i cori sessisti dei tifosi della Curva contro Paola Vella, la presidente dell’ altra compagine cittadina, il Football Gallipoli 1909 s.r.l. Ssd. Cori ingiuriosi e vergognosi più volte intonati contro una dirigente, donna, madre di famiglia che preferiamo non citare nemmeno nell’articolo, cori beceramente sessisti, accompagnati anche da uno striscione nel corso della sfida tra la compagine allenato da Mister Sandro Carrozza e il Parmhaclub Spartan Legend di Ginosa del 20 febbraio scorso, valevole per il girone B del Campionato di Promozione.
Grande eco mediatica aveva avuto la vicenda, anche perché la Presidente Vella chiedeva giustizia per sé e per tutte le donne che si impegnano con passione e sacrificio nel mondo del calcio, lamentando di non aver mai ricevuto scuse degne di questo nome ma anzi solo e soltanto l’onta della sottovalutazione del caso derubricato a mero fraintendimento se non a vera e propria ‘goliardata’ degli ultras.

Le indagini della Questura di Lecce avevano portato al Daspo di 8 tifosi della A.S.D. Città di Gallipoli e la Procura Federale nello scorso dicembre aveva emesso un provvedimento molto serio nei confronti della compagine sportiva: l’impianto dell’Antonio Bianco chiuso per 3 sfide interne del Città di Gallipoli e un’ammenda di 1.000 euro.

Un provvedimento serio nei confronti di una squadra che ben sta figurando nel campionato di Eccellenza e che ha bisogno dell’apporto dei suoi sostenitori. I dirigenti della squadra hanno tuttavia deciso di impugnare quella decisione, ritenendola spropositata e abnorme e di fare appello alla Corte Federale della Figc. Ma, come dire, cerchi grazia e trovi giustizia! Già, perché il Giudice d’Appello Sportivo non solo ha confermato le decisioni del Primo Grado, ma le ha addirittura inasprite, portando a 4 le giornate di squalifica e aumentando di 500euro l’ammenda.

Gravi poi le parole nei confronti dei dirigenti del Città di Gallipoli, rimproverati per la sottovalutazione di tutta la vicenda: “Il fatto che i dirigenti non abbiano percepito la gravità della vicenda – né a suo tempo e neppure dopo la decisione del Tribunale di prime cure – e non abbiano avvertito l’esigenza di dissociarsi dal comportamento della propria tifoseria che, al contrario, surrettiziamente giustificano, dimostra che i suddetti dirigenti ignorano i principi di lealtà, di correttezza e di probità per come
declinati all’art. 4 del CGS e costituiscono un pessimo esempio per quelle frange di tifoseria che inquinano il mondo sportivo con a pratica incivile della violenza sia fisica che verbale, spesso favoriti o addirittura incoraggiati da chi nella veste di dirigente della società non è idoneo a svolgere con lealtà, probità e onore quella importante funzione“.

Stadio ‘A. Bianco’ di Gallipoli

Si conclude così una vicenda vergognosa che potrebbe fare scuola. I tifosi rischiano di compromettere il campionato della loro squadra, sempre brillante tra le mura amiche e la società vede macchiata la sua immagine sportiva. A volte le scuse sentite risolverebbero tanti inutili passaggi dalle aule dei tribunali. E non solo nello sport.



In questo articolo: