Paziente muore dopo sette mesi di coma: quattro medici del “Fazzi” rischiano il processo

I “camici bianchi” rispondono dell’ipotesi di reato di omicidio colposo, per la morte di Marcello De Campi, 67enne di Lecce, avvenuta il 4 novembre del 2014.

Medico

Quattro medici dell’ospedale dell’ospedale “Vito Fazzi” rischiano il processo per la morte di Marcello De Campi, 67 anni di Lecce.

Adesso, sarà il gup Stefano Sernia, al termine dell’udienza preliminare fissata per il 14 novembre, a stabilire se rinviare a giudizio gli imputati o proscioglierli. I quattro “camici bianchi” rispondono dell’ipotesi di reato di omicidio colposo.

Occorre ricordare che il gip Michele Toriello ha accolto l’opposizione all’archiviazione, presentata dal legale dei familiari della vittima. Il giudice ha disposto l’imputazione coatta per i medici ed il pm ha dovuto formulare la richiesta di rinvio a giudizio. In precedenza, il sostituto procuratore Carmen Ruggiero aveva chiesto l’archiviazione del procedimento.

Durante gli accertamenti investigativi furono prodotte tre perizie mediche. Il consulente della Procura, ritenne che gli specialisti nefrologi “avrebbero potuto richiedere una consulenza pneumologia e cardiologica, nonché inserire il paziente in un regime di ricovero con uno stretto monitoraggio ECG di O2“.

Tali imprudenze, secondo il perito, “hanno permesso l’aggravarsi dello scompenso cardiaco fino all’arresto cardiaco“. Anche la consulenza del perito nominato dalla difesa, avrebbe sostenuto la tesi della responsabilità dei quattro medici. Invece, una successiva consulenza della Procura, giunse però a diverse conclusioni ed i medici scrissero che “non emerge alcun dato clinico strumentale, tale da imporre il ricovero in un ambiente protetto e monitorizzato“. Soprattutto, l’arresto cardiaco fu “il frutto della situazione clinica generale del paziente (affetto da ipossia cronica)”. Dunque, affermano i consulenti “non si ravvisa alcuna negligenza da parte dei medici del reparto di nefrologia“.

Il giudice Toriello, nell’ordinanza di imputazione coatta a carico dei medici, afferma che “nell’ipotesi di diverse ed opposte valutazioni tecniche, non spetta al gup decidere quale sia maggiormente attendibile” e continua dicendo che “si impone il vaglio dibattimentale”.

I Fatti

Marcello De Campi morì dopo sette mesi di coma, il 4 novembre del 2014 presso l’ospedale di San Cesario. Già alcuni mesi prima, la Procura aveva aperto un’indagine per lesioni gravi, ed erano finiti nel registro degli indagati quattro medici dell’ospedale “Vito Fazzi”. De Campi, infatti, nell’aprile del 2014, fu portato dai familiari al pronto soccorso del nosocomio leccese per un’insufficienza respiratoria. L’uomo era già affetto da BPCO (bronco pneumopatia cronico ostruttiva) e gli venne applicata una maschera d’ossigeno. Successivamente, il paziente venne trasferito dal reparto di Pnumologia in quello di nefrologia. Dopo due giorni De Campi entrò in coma ed i familiari presentarono denuncia. Ritenendo che vi fossero delle responsabilità da parte dei medici. Il quadro clinico del paziente rimase stazionario per alcuni mesi, ma nel novembre del 2014, l’uomo mori nell’ospedale di San Cesario, dove era stato trasferito.

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Vincenzo Magi, Mario Ciardo e Luigi Covella. I familiari della vittima dal legale Salvatore Corrado.



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