Feto nascosto nell’armadio: la Corte di Appello conferma la condanna per la sorella e il cognato della giovane mamma

Entrambi rispondono delle ipotesi di reato di infanticidio. Il feto, privo di vita, venne rinvenuto nel febbraio del 2017, in una casa alla periferia di Squinzano.

Arriva la conferma della condanna a 14 anni e 6 mesi per la sorella ed il cognato della giovane mamma che nascose il feto del proprio bimbo, privo di vita, nell’armadio. La sentenza è stata emessa dai giudici della Corte d’Assise di Appello (Presidente Vincenzo Scardia, a latere Eva Toscani), presso l’Aula Bunker di Borgo San Nicola. Entrambi rispondono delle ipotesi di reato di “infanticidio in condizioni di abbandono materiale e morale” e “occultamento di cadavere” in concorso con la madre, 17enne all’epoca dei fatti.

In una scorsa udienza, il sostituto procuratore generale Salvatore Cosentino ha chiesto una riduzione della pena e la condanna a 5 anni per entrambi, invocando la “dirimente” del reato di infanticidio che riconosce agli imputati di avere commesso il fatto per aiutare la madre del nascituro.

In primo grado, invecem il sostituto procuratore Donatina Buffelli chiese la condanna a 15 anni, sostenendo che gli imputati “decisero di nascondere la gravidanza e impedire la nascita del bimbo”. In seguito la Corte d’Assise li condannò alla pena di 14 anni e 6 mesi.

La giovane mamma, invece, nelle settimane scorse, è finita sotto processo nel corso dell’udienza preliminare presso il Tribunale dei Minorenni. In precedenza, aveva ottenuto la messa alla prova per 1 anno e 2 mesi, ma in seguito il giudice ha optato per il rinvio a giudizio.

L’inchiesta

Non è “caduto” il grave capo d’accusa di infanticidio, nonostante l’esito dell’autopsia. Il medico legale aveva stabilito che il cordone ombelicale era annodato intorno al collo del neonato quando la giovane madre ha partorito all’interno della casa alla periferia di Squinzano.

Il feto, nascosto nell’armadio, venne rinvenuto nel febbraio del 2017. Ricordiamo che secondo l’accusa, la mamma, all’epoca 17enne, avrebbe occultato il corpicino del suo bambino, dopo averlo avvolto in una busta di plastica e richiuso in una borsa.

Le dichiarazioni della difesa

Gli Avvocati difensori Maurizio Scardia e Paolo Spalluto hanno commentato: “rispettiamo la decisione della Corte di Assise di Appello di Lecce rimanendo, però, a nostro giudizio, due enormi lacune da colmare. La prima: e’ evidente che il caso di specie difetti degli elementi costitutivi richiesti dalla norma perché possa essere integrata l’ipotesi dell’infanticidio, ossia che la morte del feto sia stata cagionata dalla madre, sia sotto il profilo dell’elemento psicologico che sotto l’aspetto della condotta posta in essere dalla minorenne. La seconda: qualora avessero deciso di occultare il corpicino del povero infante, avrebbero sicuramente trovato una sistemazione più efficace. Magari in un fondo vicino (l’abitazione è praticamente in campagna), mai nella propria abitazione.

Soprattutto se il parto è avvenuto intorno al 4 o 5 febbraio 2017, come sostiene il CT del PM, gli imputati avrebbero avuto tutto il tempo per preparare una piccola buca e trasportare il feto in un luogo più sicuro. Non lo avrebbero lasciato più giorni (fino al 09 febbraio 2017) in una sistemazione temporanea e grossolana facilmente individuabile anche per il cattivo odore connesso agli inizi di putrefazione del corpicino. Di queste contraddizioni si occuperà la Corte di Cassazione che sarà adita non appena saranno depositate le motivazioni della sentenza”.



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