Morì per insufficienza respiratoria al Vito Fazzi: a processo un anestesista ed un medico del 118

Entrambi sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo, in seguito al decesso di Antonio Rollo, 70enne leccese, affetto da broncopatia. C.M., un anestesista-rianimatore e il medico V.F. dovranno comparire dinanzi al giudice il 24 febbraio 2016.

Un caso di "colpa medica" per il quale, un anestesista-rianimatore dell'Unità Operativa del "Vito Fazzi" e la dottoressa in servizio al Pronto Soccorso, finiscono sotto processo.

Il Gup Giovanni Gallo ha disposto il rinvio a giudizio di V.F. 52enne, difesa dall'avvocato Ester Nemola e C.M., 70 anni,difensore Gaetano Centonze. Il sostituto procuratore Giuseppe Capoccia, titolare dell'inchiesta, aveva chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa di omicidio colposo dettato da " imperizia" e "negligenza". Entrambi, dovranno comparire dinanzi al giudice Sergio Tosi, della prima sezione in composizione monocratica, indata 24 febbraio 2016 per l'inizio del processo.

La vicenda giudiziaria si aprì quando i figli di Rollo, assistiti dall'avvocato Giordano Bacile Di Castiglione, cominciarono a nutrire dei dubbi sull’improvviso decesso e presentarono una querela in procura per accertare cause e responsabilità. Il 70enne leccese, affetto da una broncopatia ostruttiva cronica e portatore di tracheotomia, ricorreva per curarsi, ad un palloncino di posizionamento della cannula faringea. I primi di gennaio del 2014, Rollo venne ricoverato una prima volta, presso il pronto soccorso dell’ospedale “Vito Fazzi” per sostituire la cannula danneggiata. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti e in particolare da quanto emerso dalla relazione del consulente della Procura, il medico legale Roberto Vaglio, il rianimatore avrebbe provveduto alla sostituzione, ma senza accorgersi che il paziente presentava una anomala fistola tracheo-esofagea. La cannula sarebbe stata così inserita nell'esofago e non nella trachea.

Antonio Rollo fu comunque dimesso dall’ospedale e tornò a casa, ma una sera si sentì male. I suoi familiari chiesero l’intervento d’urgenza del 118, perché presentava sintomi di asfissia. La dottoressa di bordo visitò il paziente, ma, non si accorse dell'errato posizionamento della cannula che non apportava ossigeno nei polmoni ( anche se il paziente si presentava in stato di fibrillazione e con preoccupanti valori di pressione arteriosa); ella pare non abia effettuato neanche l'esame elettrocardiografico, non ritenendo necessario il trasporto in ospedale.

Secondo,quanto sostenuto dal difensore del medico del Pronto Soccorso, l'avvocato Ester Nemola, V.F. non poteva accorgersi di nulla quando visitò il paziente, perché la "saturazione" era al 95% e dunque non  in fase acuta.
Nelle ore successive, comunque, Rollo continuò a sentirsi male e i suoi cari chiamarono un'altra ambulanza.  Questa volta, fu condotto al Vito Fazzi e ricoverato d’urgenza, in data  7 gennaio 2014; egli però morì, quattro ore dopo la sostituzione della cannula tracheo-faringea, per un’insufficienza respiratoria acuta.



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