Operazione Street Food. Resta in carcere Giuseppe Gallucci, il re ‘incontrastato’ nella vendita di panini

Il gip ha rigettato l’istanza di scarcerazione o quanto meno di alleggerimento della misura cautelare, attraverso l’applicazione dei domiciliari, avanzata dai suoi difensori. L’inchiesta Street food intende far luce su presunte intimidazioni e regali per il monopolio dei panina

Resta in carcere Giuseppe Gallucci, considerato il deux ex machina dell'inchiesta "Street food"; il personaggio chiave che, secondo gli inquirenti, tramite aiuti e regali, intimidazioni e pressioni – anche sugli amministratori locali – avrebbe cercato di avere  il monopolio nella vendita dei panini.
 
Il gip Carlo Cazzella, nelle scorse ore, ha rigettato l'istanza di scarcerazione o quantomeno di  alleggerimento della misura cautelare, attraverso l'applicazione dei domiciliari, avanzata dai suoi difensori, gli avvocati Mario Ciardo e Fabio Campese del Foro di Bari.
  
Intanto, venerdì scorso, si sono svolti gli interrogatori di garanzia dei quattro indagati interessati da misure cautelari. Dinanzi al gip  Cazzella sono stati ascoltati, anzitutto, i due principali protagonisti della vicenda. Giuseppe Gallucci, l’uomo che per contrastare la concorrenza non ha esitato ad “ingraziarsi” Roberto Pellone, maresciallo della polizia locale di Gallipoli. Sarebbe stato grazie al vigile urbano – secondo la ricostruzione dei carabinieri – che l’ambulante copertinese, volto già noto alle forze dell’ordine, avrebbe conquistato per due estati consecutive, un posto in prima fila per il suo furgoncino in un punto “strategico” del lungomare nella perla dello Jonio (accanto allo stadio “Antonio Bianco”  a due passi dal Parco Gondar).
  
Il venditore di Copertino avrebbe “ringraziato” il vigile regalandogli, tra le altre cose, una Fiat Seicento d'epoca, del valore di circa cinque/seimila euro. L’auto – come accertato dai Carabinieri – per diversi mesi era stata parcheggiata nei seminterrati della sede della Polizia Municipale gallipolina.
 
Gallucci ha affermato di non avere mai corrotto nessuno per ottenere il "monopolio" dei paninari. Ha specificato di avere avuto con Pellone soltanto un rapporto di conoscenza e poi di amicizia, perché si recava spesso per lavoro a Gallipoli. Riguardo l'episodio della macchina,  ha affermato che tra lui e Pellone era stata stipulata una permuta. Questa "operazione", risulterebbe anche dal libretto di circolazione intestato alla moglie del vigile e prodotto dal suo legale, durante l'interrogatorio di garanzia.
  
L'altro indagato Roberto Pellone, attualmente ai domiciliari è stato ascoltato dal gip.  Il 53enne originario di Napoli, difeso dall'avvocato Fabrizio Ferilli, si è però avvalso della facoltà di non rispondere.
  
Invece, riguardo le presunte indebite pressioni sul Sindaco e sull'assessore Leo del Comune di Copertino, Gallucci ha negato che si trattasse (anche in questo caso) di un tentativo di corruzione. Intendeva semplicemente, seppur ricorrendo a toni decisi e a espressioni "forti", fare in modo che si rispettassero le regole. Il riferimento è a quella famiglia di ambulanti che stazionava in zona Grottella.
  
Invece per gli inquirenti, Gallucci nella piazza di Gallipoli, non ci era finito per caso, ma per “necessità”. Non era riuscito, infatti, a proteggere gli affari nella sua città natale nonostante i rapporti con Tommaso Leo, assessore alle Attività produttive e al Commercio del Comune di Copertino, indagato a piede libero per abuso di ufficio (sembrerebbe che non abbia dato esecuzione ad una sentenza del Tar che dava ragione ad un ambulante del posto che si era “lamentato” di non poter esercitare liberamente). Leo avrebbe cercato di convincere l’allora sindaco a rivedere una delibera, considerata ‘impopolare’, che minacciava di fatto il ruolo di leader nel commercio ambulante di Gallucci ed ad assumere posizioni più “miti”. Da qui, presumono gli inquirenti, l’intimidazione all’ex primo cittadino legata, appunto, alla sua decisione di allargare le concessioni anche ai titolari della licenza di tipo “B”.
  
Gallucci ha pero ammesso il furto perpetrato ai danni di Edilizia 2000. Il suo intento era  soltanto quello di spaventare i proprietari della ditta, in modo che abbandonassero l'area in cui si trovavano. Giacomo Fiorita, il genero 25enne di Gallucci ai domiciliari, assistito anche lui dall'avvocato Mario Ciardo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Riguardo l'altro indagato ristretto ai domiciliari, Oronzo Aramini, il suo difensore  Maria Cristina Brindisino ha sollevato la questione del "ne bis in idem", chiedendo l'annullamento dell'ordinanza.
  
Aramini è stato condannato a 2 anni in primo grado per ricettazione ed ora è in attesa del processo di appello. Intanto, il gip Cazzella lo ha scarcerato, accogliendo la questione preliminare del suo legale.
  
Gli indagati rispondono a vario titolo in concorso di corruzione per l’esercizio della funzione e per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, abuso d’ufficio, occultamento di atti pubblici autentici, falsità ideologica in atto pubblico aggravato, omissione di atti d’ufficio, furti aggravati in luogo di privata dimora.



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