Approfittò dell’infermità dello zio per fargli modificare il testamento? Avvocato leccese sotto processo

Il gup Marcello Rizzo, al termine dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio Giandomenico Daniele, avvocato 43enne leccese, con l’accusa di circonvenzione d’incapace.

Finisce sotto processo un avvocato leccese accusato di avere approfittato dell’infermità dello zio per fargli modificare il testamento.

Il gup Marcello Rizzo, al termine dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio Giandomenico Daniele, avvocato 43enne leccese, con l’accusa di circonvenzione d’incapace. Dovrà presentarsi il 2 aprile prossimo davanti al giudice monocratico per l’inizio del processo.

Invece, è stata stralciata la posizione di Giorgio Daniele, 78enne leccese, padre dell’avvocato, per “omesso interrogatorio”, in fase d’indagine.

Il legale finito sotto processo è difeso dagli avvocati Luigi Rella e Francesco Paolo Sisto, che hanno chiesto l’incidente probatorio per una nuova perizia (richiesta rigettata dal giudice). Il collegio difensivo avrà, comunque, la possibilità di dimostrare l’innocenza del proprio assistito nel corso del dibattimento.

Il padre, invece, è difeso dagli avvocati Raffaele Zocco e Andrea Sambati.

Un altro nipote del defunto, assistito dall’avvocato Ivana Quarta, si è costituito parte civile. Le indagini hanno preso il via dalla denuncia di quest’ultimo.

L’inchiesta

Il pm Stefania Mininni, a seguito dei primi accertamenti investigativi chiese l’archiviazione dell’inchiesta, accolta con apposita ordinanza dal gip, nel gennaio del 2018.

In seguito all’istanza della “parte offesa” di riapertura delle indagini, la Procura ha accolto la richiesta ed il gip ha revocato la precedente ordinanza di archiviazione.

Secondo il pm, i due indagati avrebbero abusato dello stato di vulnerabilità del parente (dal 2007 in poi) e poi della sua condizione d’infermità psichica, espressione di una “demenza vascolare” accertata come esistente sin dal 2011.

In particolare, il fratello ed il nipote dell’uomo, lo inducevano a redigere un testamento olografo apparentemente datato 30 maggio 2009, ottenendo dall’eredità, una serie di vantaggi patrimoniali, consistiti tra le altre cose, in una villa e alcuni terreni agricoli.

La vicenda muove i primi passi, dopo la morte avvenuta nel dicembre del 2013, di un noto medico 82enne. Gli eredi legittimi apprendevano che, con il testamento suddetto del 30 maggio 2009, l’uomo aveva destinato tutti i beni di maggior valore all’avvocato.

Nell’aprile del 2014, l’altro nipote, presentava una denuncia. Infatti, dalla lettura di un primo testamento olografo, redatto il 31 luglio 1997, sarebbe emerso che il parente, in un momento in cui era nel pieno potere delle sue facoltà mentali e lontano da condizionamenti, avesse espresso altre volontà.

Inoltre, nella denuncia, veniva contestato al fratello del defunto, il progressivo svuotamento dei conti correnti di quest’ultimo, approfittando del suo stato d’infermità.



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