Avrebbe prima rubato alcune macchine per poi ricattare i proprietari e arriva la sentenza di condanna per un fruttivendolo di Copertino. Il giudice Fabrizio Malagnino della seconda sezione in composizione monocratica, ha inflitto una pena di 11 anni ed 8 mesi per Giovanni Maria Marra, 45 anni. Il pubblico ministero Roberta Licci aveva chiesto una condanna a 10 anni e 6 mesi, senza le circostanze attenuanti generiche per via della recidiva ed i precedenti penali, con l'accusa di furto, tentata e riuscita estorsione, danneggiamento. Condanna anche per Marco Amaranti, 39enne di Copertino, a 3 anni e 4 mesi, con applicazione delle recidiva, accusato di tentata estorsione e danneggiamento( richiesta una pena di anni 3 e mesi 6 ). Subito dopo la requisitoria del pubblico ministero, hanno preso la parola i difensori di Marra, gli avvocati Giuseppe Fasano e Pier Luigi Lagna che hanno chiesto l'assoluzione per insufficienza di prove. Essi contesterebbero in particolare gli "agganci" delle celle telefoniche che mostrerebbero diverse incongruenze. Invece, per Amaranti, gli avvocati Luigi Corvaglia e Laura Alemanno, hanno chiesto l'assoluzione con formula piena. Una delle presunte vittime, che si sarebbe rifiutata di pagare per riavere la macchina, si è costituita parte civile con l'avvocato Fedele Rigliaco ed ha avanzato una richiesta risarcitoria di 50.000 euro.
I furti, in totale ben sei, sarebbero avvenuti in località diverse ( Castrignano de Greci, Sannicola, Taviano, Alliste, Scorrano), ma con modalità simili tra gennaio e marzo 2014. Anzitutto Marra assieme a Salvatore Calignano, 69 anni di Nardò, (questi, difeso dall'avvocato Paolo Cantelmo, ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato) avrebbe provveduto a rubare le macchine; successivamente sarebbe "scattata" l'estorsione ( cifra oscillante tra i 1.000 ed i 2.500 euro), non sempre riuscita, ma a volte solo "tentata", per "riavere indietro" le auto. Quando le vittime delle richieste di denaro accettavano di pagare, il mezzo veniva fatto ritrovare e i soldi venivano lasciati nei pressi di un cassonetto a Sant'Isidoro di fronte a Jolly Mare. In una circostanza, Marra e Calignano si sarebbero avvalsi della complicità di Amaranti. I tre avrebbero avanzato le richieste estorsive nei confronti della vittima; di fronte al rifiuto di pagare, la vettura venne fatta ritrovare incendiata.Riguardo il rapporto tra Marra ed Ammaranti, sarebbe stato trovato tra i contatti del primo, un riferimento al secondo con il soprannome di "Marco capobastone" ( secondo l'accusa sarebbe un riferimento ad Amaranti e al suo ruolo che in gergo significa "chi regge la n'drina", mentre per la difesa è solo un soprannome per definire una persona grossa e possente).
Gli inquirenti arrivarono ad individuare i colpevoli ed a ricostruire il quadro accusatorio, grazie alla denuncia di furto di una vittima, ma anche attraverso le intercettazioni telefoniche eseguite dai carabinieri di Maglie ed alla perizia fonica del consulente tecnico Luigina Quarta. Per i tre, fu disposto il giudizio immediato nell'aprile scorso, dal Gip Alcide Maritati su richiesta del pm Roberta Licci.
