«Securpol non paga i dipendenti». La rabbia delle guardie giurate sfocia nella protesta

Recita cosè¬ lo striscione affisso questa mattina all’ingresso dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce, dalle guardie giurate dell’Istituto di vigilanza: ‘Securpol Security non paga i dipendenti’.

A chi è andata "bene", lo stipendio non arriva da un mese, ma si parla anche di tre mensilità arretrate. Sono questi i motivi che hanno spinto gli agenti a scioperare. Presenti alla protesta di questa mattina i rappresentanti sindacali della Cisal Donato Mazzeo e Vito Perrone.

E' stato lo sciopero della rabbia quello di questa mattina. Mensilità arretrate, turni lavorativi che sforano  le ore prestabilite  e mancanza di diritti. E' per questi motivi che i dipendenti della Securpol Security – azienda vincitrice dell'appalto per la vigilanza presso le strutture sanitarie della Asl Lecce – hanno deciso di far sentire la loro voce, protestando insieme sul luogo di lavoro. Molti di loro, infatti, prestano sevizio come guardie giurate presso l'Ospedale Vito Fazzi a Lecce e qui, spiegano, non ricevono lo stipendio da un mese, ma "in altri appalti  i dipendenti arrivano anche a tre mensilità arretrate " specifica Vito Perrone della Cisal. "Abbiamo famiglia, ci sono scadenze e bollette da pagare" affermano i dipendenti.

"Queste sono le conseguenze che si verificano  quando l'Asl fa le gare al massimo ribasso – prosegue- e non valuta i criteri delle aziende serie e credibili sul mercato. Noi abbiamo già denunciato, durante la fase della procedura della gara, la poco affidabilità dell'azienda,  che non aveva liquidità. Non solo non paga i diritti dei lavoratori, ma il comandante  si permette anche il lusso di minacciare i lavoratori. Oggi partirà un esposto nei confronti dell'azienda e , come rappresentate dell'organizzazione sindacale, se l'Asl non prenderà provvedimenti alla rescissione del contratto, la settimana prossima sarò costretto a fare un esposto alla Procura della Repubblica per capire se questa gara è legittima.  Non si  può pensare che le organizzazioni sindacali ogni mese, per pagare i diritti, debbano andare a bussare all'Asl per dire di pagare le fatture. Non è così che funziona negli appalti pubblici".

"Il turno non dovrebbe superare le sette ore – aggiunge il segretario provinciale della Cisal Donato Mazzeo – ma alcuni dipendenti lavorano anche dalle dodici alle quindici ore al giorno".
Molto spesso inoltre, gli agenti, sono costretti ad utilizzare la propria vettura per spostamenti fino a 150km. "Il direttore generale e il prefetto sono a conoscenza di questa situazione – conclude Vito Perrone – mi auguro che la prossima settimana qualcuno inizi a prendere provvedimenti seri per rescindere il contratto con questa azienda".

La vicenda si trascina da mesi, insomma. Le prime proteste a inizio Giugno, fino all'intervento delle istituzioni e le rassicurazioni dell'azienda chiamata in causa. A quanto pare nulla è cambiato per i lavoratori che, certo, non intendono mollare. Si aspettano risvolti.



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