La solidarietà a Pierpaolo e Luciano Cariddi e gli insulti alle forze dell’ordine durante la perquisizione

Un capannello di persone avrebbe manifestato la propria solidarietà ai fratelli Cariddi, durante la perquisizione nel loro studio professionale. Sarebbero volati anche insulti a Carabinieri e finanzieri che stavano eseguendo il provvedimento.

Un aspetto è rimasto un po’ nell’ombra, offuscato dalle accuse scritte, nero su bianco, nell’inchiesta “Hydruntiade” che ha scoperto il «sistema corruttivo politico-imprenditoriale» architettato da Luciano Cariddi e suo fratello Pierpaolo, considerati rais della bella Otranto. Nulla era (turisticamente) possibile senza il loro placet. Loro aumentavano il consenso e il potere, politico e professionale e gli imprenditori-amici sapevano di poter contare su corsie preferenziali, senza avere il timore di incappare negli ostacoli della burocrazia, spesso insormontabili per i “normali” cittadini.

Non solo il comune, con l’ufficio tecnico trasformato in centro di gestione del potere, ma anche lo studio dei fratelli era un punto di riferimento per chi voleva investire nel territorio. Lì, si legge nell’ordinanza a firma del Gip Cinzia Vergine, «le pratiche si sarebbero velocizzate e, in alcuni casi “aggiustate”». Tutto per il consenso, ed è innegabile che lo avessero ottenuto visto, che da quindici anni, ininterrottamente, guidavano la città.

Torniamo all’aspetto rimasto tra le righe. Sembra che lunedì, quando Luciano e Pierpaolo Cariddi sono stati condotti nel loro studio professionale per una perquisizione, necessaria dopo l’ordinanza di custodia cautelare in Carcere, un gruppo di amici, parenti e semplici cittadini abbia manifestato, anche in maniera “rumorosa” la loro solidarietà nei confronti dei due Sindaci, protagonisti del terremoto giudiziario che avrebbe scosso il Salento. Pare, anche, che non siano mancati insulti agli uomini delle Forze dell’Ordine – finanzieri e carabinieri – che stavano eseguendo il provvedimento. Un disappunto e un malcontento, finito nelle carte dell’inchiesta, affidato ad una informativa trasmessa in Procura.

C’è da dire, e anche questo è innegabile, che il potere che hanno avuto sul borgo orientale è stato conquistato a suon di voti. Luciano, quando si è presentato con una lista civica per conquistare la poltrona più alta del palazzo di città, ha ottenuto la fiducia dei suoi cittadini per due mandati. Non potendo per legge farne un terzo, ha passato il testimone al fratello Pierpaolo. E anche lui è uscito vincente dalle urne con un consenso ampio, che pescava trasversalmente negli schieramenti di destra e di sinistra.

Chiuso il Comune, restava il nome di una famiglia stimata a Otranto, ma come ha scritto un collega, Mauro Bortone, “la simpatia, la stima e l’affetto per le persone non sono argomentazioni giuridicamente rilevanti, così come va tenuto conto che quelle finora formulate e rese pubbliche sono le tesi dell’accusa”. Vedremo cosa accadrà oggi, durante l’interrogatorio di garanzia, primo passo per conoscere la verità. Lo si deve a Otranto.



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