Detenuto marocchino si suicida in cella impiccandosi alla finestra: shock a Borgo San Nicola

Un altro decesso si è verificato questa notte nel carcere di Lecce. A togliersi la vita nella propria cella un detenuto di nazionalità marocchina. Per il coordinamento sindacale penitenziario, la lista delle morti in carcere richiede una totale revisione del sistema penitenziario

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Nuovo dramma nella notte tra le celle di “Borgo San Nicol”, dove si è registrato un altro decesso nel carcere di Lecce. A togliersi la vita nella propria cella un detenuto di nazionalità marocchina. L’uomo 59 anni, si è impiccato con un lembo di tessuto elastico legato alle sbarre di una finestra della cella”.

Vani i tentativi di soccorso da parte prima del personale di Polizia Penitenziaria, poi del 118 intervenuto per le pratiche di constatazione del decesso.

Si tratta questo di un nuovo episodio suicida tra le mura della casa circondariale del capoluogo salentino, luogo in cui non si registrava un episodio del genere dall’ottobre 2016.

Si tratta però di un vero a proprio allarme a livello nazionale e sul caso interviene adesso il coordinamento sindacale penitenziario, per il quale la lista delle morti in carcere richiede una totale revisione del sistema penitenziario italiano.

“Qualsiasi decesso nelle prigioni italiani – si legge in una nota – è sempre una sconfitta dello Stato,una vita in meno, un fallimento sul piano della sicurezza detentiva”. Lo sottolinea il Segretario generale nazionale del sindacato autonomo Co.s.p Domenico Mastrulli. Si allunga così l’elenco dei suicidi nelle carceri italiane, con oltre dieci casi dall’inizio dell’anno.

“Alla base di ogni decesso negli istituti di pena italiani che contano oltre 58mila detenuti c’è il sovraffollamento. In Puglia abbiamo superato la soglia dei 3mila 400 ristretti contro una capienza di 2.300 posti letto e un organico insufficiente a garantire la sicurezza. Secondo Mastrulli l’episodio di Lecce deve far riflettere sulle pessime condizioni in cui versa il sistema carcerario nazionale, l’inadeguatezza delle strutture con dotazioni organiche insufficienti. Perplessità sull’utilizzo dei metodi di “vigilanza dinamica”, un sistema inappropriato se non accompagnato da un potenziamento di risorse, sia umane che tecnologiche. Il sindacato Co.s.p. auspica che la tragedia consumatasi la notte scorsa nel carcere di Lecce sia l’ultima da scrivere nella pagina nera delle prigioni italiane e pugliesi”