Nuovi guai per il “Totò Riina di Nardò”, incastrato dalle telecamere è accusato di altre due rapine

Nuovi guai per Luigi Egidio Prete, il 38enne che si autoproclamò come il “Totò Riina di Nardò”. Grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza è stato possibile incastrarlo per altre due rapine.

Nuovi guai per il «Totò Riina di Nardò», come si era autoproclamato Luigi Egidio Prete, il 38enne che voleva ‘far paura’ proprio come il boss di Corleone. Si era conquistato il nomignolo quando aveva usato il nome del Capo di Cosa Nostra durante un maldestro tentativo di estorsione ad un venditore ambulante di crêpe.

I Carabinieri della Stazione di Leveranno sono andati a trovarlo in cella, dove si trova per scontare altri reati, per notificargli una nuova misura di custodia cautelare, emessa dal Tribunale di Lecce. L’accusa da cui dovrà difendersi (ancora) è di rapina aggravata.  

Incastrato dalle immagini

Se le indagini su due assalti avevano “suggerito” agli uomini in divisa che fosse lui l’autore, i dubbi sono diventati quasi certezze grazie alle immagini dei sistemi di video-sorveglianza installati nelle stazioni di servizio che Prete aveva preso di mira insieme ad un complice.

Due le rapine che, secondo gli investigatori, portano il suo nome: una al distributore Agip di Leverano, l’altra a quello Eni di Porto Cesareo. Entrambe messe a segno il 13 marzo scorso, nel giro di mezz’ora.

I fatti contestati

Le lancette dell’orologio avevano appena segnato le 11.50, quando due individui con il volto coperto da un passamontagna e armati di pistola si sono presentati all’interno della stazione di servizio in via della Libertà, a bordo di una Nissan Micra. Brandendo l’arma erano riusciti a farsi consegnare il denaro da un dipendente che non ha potuto far altro che acconsentire alla richiesta.

Bottino in mano, di circa 500 euro, si erano dileguati, fuggendo con l’auto. Qualcuno era riuscito ad appuntare i numeri di Targa, ma le ricerche portarono in un vicolo cieco visto che risultava trafugata, quella stessa mattina, da un Fiorino.

Nonostante le “minacce” e la “violenza” usata, fortunatamente nessuno rimase ferito come era accaduto quando aveva rapinato la Q8 di Salice Salentino, in cui era rimasto ferito il gestore della pompa, colpito alla testa dal calcio della pistola.

Pochi minuti dopo è toccato alla Eni di Porto Cesareo. Il copione è stato simile, anzi identico: hanno raggiunto la stazione di servizio sulla strada provinciale 359 a bordo della Nissan Micra e sempre facendo leva sul timore inculcato dalla pistola (non è dato sapere se vera o giocattolo) sono riusciti a farsi consegnare dall’operaio l’incasso: 500 euro, anche in questo caso. Dopodiché si erano dileguati.



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