Non solo "attenzioni particolari" verso una ragazzina di Veglie, nelle vesti di "amico di famiglia". Il 50enne del posto, indagato per violenza sessuale verso una minorenne portatrice di un lieve deficit intellettivo, potrebbe avere agito allo stesso modo anche in alcuni paesi limitrofi. L'uomo , come riportato in un nostro precedente articolo del 24 maggio scorso, è stato iscritto nel registro degli indagati diversi mesi fa a seguito di una perquisizione personale nella sua abitazione. Le indagini, però, si sono ben presto estese "a tutto campo". I sospetti degli inquirenti si sono concentrati anche su altri presunti casi di violenza sessuale. Dunque, ci si potrebbe trovare di fronte ad un violentatore "seriale", che avrebbe agito in svariate occasioni. Quello della ragazzina di Veglie, dunque, potrebbe non essere un caso isolato.
L'indagato potrebbe avrebbe anche usato il denaro come arma di persuasione. Comunque, l'agire dell'uomo sarebbero maturato sempre in un contesto socio-economico altamente degradato e omertoso. Durante questi mesi, sono state ascoltate, attraverso una videoregistrazione, anche le ragazzine di due paesi limitrofi a Veglie. Gli accertamenti hanno cercato di far luce anche sui rapporti tra l'indagato e i famigliari delle due minori. Il sostituto procuratore Stefania Mininni è in attesa dell'esito della consulenza del tecnico informatico, dopodiché potrebbe decidere di chiudere l'inchiesta. Le indagini sono condotte dagli uomini della stazione dei Carabinieri di Veglie, guidata dal maresciallo Matteo De Luca.
L'indagato, un 50enne di Veglie, seppur coniugato aveva in passato perso la Patria Potestà su alcuni figli e maturato una denuncia per il reato di violenza sessuale. La giovane, appena tredicenne e frequentante una scuola media del suo paese, sarebbe dunque stata vittima di abusi sessuali da parte di un "insospettabile" amico di famiglia. L'ascolto della minore è avvenuto nei mesi scorsi nell'ambito dell'incidente probatorio disposto dalla Procura. Procedimento svoltosi alla presenza della psicologa Annalisa Bello, del Dirigente Scolastico, dell'insegnante di sostegno e dei militari di Veglie.
Durante le circa tre ore di ascolto protetto, sarebbe emerso che il rapporto tra i due andasse ben oltre la semplice amicizia. La tredicenne, parlando del cosiddetto "zio", avrebbe mostrato un certo imbarazzo, pur non specificando di avere avuto rapporti sessuali con lui. Avrebbe dichiarato di essersi mostrata in passato, addirittura "gelosa" dell'uomo; quando veniva a sapere che l'amico di famiglia frequentava altre donne, senza capire come mai, visto che prima la riempiva di attenzioni e regali. Secondo quanto affermato dalla minore, inoltre, il 50enne si sarebbe a sua volta mostrato geloso verso di lei, quando sapeva che frequentava suoi coetanei o si vestiva e truccava in maniera appariscente. In certe occasioni, dopo essere usciti insieme, lo "zio" l'avrebbe fatta ritornare a casa per "punire" questi atteggiamenti troppo audaci; ammonendola di non farlo più, altrimenti "lo avrebbe perso". A supporto di quanto dichiarato dalla tredicenne nel corso dell'incidente probatorio, ci sarebbero alcuni messaggi su WhatsApp e sul suo profilo Facebook e l'acquisizione di tabulati telefonici. In merito a questi accertamenti, la Procura ha affidato la consulenza al tecnico informatico Silverio Greco.
Le indagini presero il via, proprio dai "sospetti" sul modo di vestirsi e truccarsi, inusuali per una ragazzina di quell'età e su alcuni atteggiamenti ambigui. Man mano, nel corso di appostamenti e pedinamenti da parte dei carabinieri di Veglie, sarebbero emersi una serie di comportamenti equivoci. Sarebbe venuto a galla come in alcune occasioni, "l'amico di famiglia" raggiungesse la minore presso la sua abitazione; restasse a casa sua per diverso tempo solo con lei ( situazione però smentita dai suoi genitori). Dalle indagini sarebbe poi emerso che la ragazzina, si spostava frequentemente in macchina assieme al 50enne.
A volte, scendeva in prossimità di pizzerie, bar ecc, mentre lui restava ad aspettarla in auto. Anche la direzione scolastica si sarebbe resa conto di certe anomalie nei comportamenti della studentessa ed erano stati allertati i servizi sociali. Sarebbero stati notati atteggiamenti piuttosto disinvolti verso alunni di sesso opposto. La ragazzina fu anche inserita in un "centro diurno" , che continua a frequentare dopo l'attività scolastica.
